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Tollerare il male

29 settembre 2011

Tollerare il male

In seno a molte chiese purtroppo si è insinuata e radicata la tolleranza del male e dei malvagi. Ma che cosa si intende per tolleranza del male? Si intende l’ammettere con serenità d’animo che gli altri operino cose o insegnino cose contrarie alla sana dottrina. Facciamo degli esempi per rendere l’idea più chiara. Un divorziato si sposa? Un credente commette fornicazione? Un credente ruba? Un credente fuma? Un credente va al mare a divertirsi? Le sorelle vengono vestite indecentemente? I fratelli buffoneggiano? C’è qualcuno che insegna che l’inferno non esiste? O che l’uomo non ha un anima? O che non si deve mangiare la carne di maiale o quella di coniglio? O che si può mangiare il sangue, le cose sacrificate agli idoli, e le cose soffocate? O che i giovani possono avere relazioni carnali prima del matrimonio? o che il battesimo con lo Spirito Santo è la nuova nascita? o che la donna può insegnare? e tante altre cose? Come reagiscono coloro che tollerano tutte queste cose? Dicendo: ‘Nessuno fiati, nessuno riprenda, ognuno si faccia i fatti suoi e si tenga le sue idee; evitiamo dispute, contese, Dio ci accoglie così come siamo, chi sei tu che giudichi il tuo fratello? Ti senti forse più santo di lui?’ e così via.

Nessuno di costoro v’inganni fratelli perché questi hanno smesso di amare la giustizia e la verità da tempo ormai e non sanno più qual è la differenza che passa tra il sopportare il male e il tollerare il male, tra il riprendere e il giudicare il proprio fratello. Io vi esorto nel Signore a non tollerare affatto nessun peccato e nessuna eresia perché Dio non si compiace affatto che voi agiate in questa maniera. In altre parole Dio vuole che il male sia riprovato e coloro che lo fanno ripresi, che l’eresia sia riprovata e coloro che la insegnano ripresi. E non che davanti ad il peccato o davanti alla falsa dottrina ve ne stiate zitti per paura che nascano discussioni o che veniate afflitti con parole amare dai contenziosi e dai disordinati. Che sia così ne abbiamo prova nella Scrittura. Il Signore riprese l’angelo della chiesa di Tiatiri perché tollerava Jezabel infatti è scritto: “Ma ho questo contro a te: che tu tolleri quella donna Jezabel, che si dice profetessa e insegna e seduce i miei servitori perché commettano fornicazione e mangino cose sacrificate agl’idoli” (Ap. 2:20). Notate che in questa Chiesa il pastore permetteva a questa donna di insegnare delle eresie e di commettere fornicazione e non diceva nulla contro di essa. Ma che fece il Signore? Chiuse gli occhi come li aveva chiusi quel pastore? No, ma lo riprese a motivo della sua tolleranza. Gesù non riprese però l’angelo della chiesa di Efeso a motivo della sua intolleranza verso i falsi apostoli infatti è scritto: “Io conoscono le tue opere e la tua fatica e la tua costanza e che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli e non lo sono, e li hai trovati mendaci” (Ap. 2:2).

Perciò coloro che peccano o insegnano cose storte devono essere ripresi e non tollerati, cosa che invece bisogna fare verso coloro che hanno un opinione diversa dalla nostra su un giorno o su un cibo secondo che è scritto: “Quanto a colui che è debole nella fede, accoglietelo, ma non per discutere opinioni” (Rom. 14: 1. Leggi tutto il capitolo 14 di Romani).

Paolo disse a Timoteo: “Quelli che peccano, riprendili in presenza di tutti, onde anche gli altri abbian timore” (1 Tim. 5:20), e: “Riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre istruendo” (2 Tim. 4:2), ed ancora: “Ti ripeto l’esortazione che ti feci quando andavo in Macedonia, di rimanere ad Efeso per ordinare a certuni che non insegnino dottrina diversa né si occupino di favole e di genealogie senza fine…” (1 Tim. 1:3-4). Altro dunque che tolleranza, altro dunque che fare finta di niente, altro che ammettere che ognuno si comporti come vuole e insegni quello che vuole nella casa di Dio, che è la chiesa dell’Iddio vivente, colonna e base della verità. Bisogna prendere una chiara posizione, che è quella di porsi contro ogni forma di male affinché la chiesa sia conservata pura e irreprensibile e i credenti sappiano che nella casa di Dio uno non è libero di agire male e di insegnare quello che vuole. In altre parole uno deve avere un tale zelo per la casa di Dio che quando si accorge che qualcuno cerca di introdurre cattivi costumi, o delle strane dottrine, leva subito la sua protesta contro tali cose e contro coloro che sono impegnati in questa opera del diavolo in mezzo al gregge del Signore, per evitare che la cosa dilaghi e diventi inarrestabile.

Cito ora degli esempi che mostrano come si manifesta lo zelo per la casa di Dio e quindi per la giustizia e la verità.

Gesù nel tempio a Gerusalemme quando vide che la casa del Padre suo era diventata una spelonca di ladroni fece una sferza di cordicelle e cacciò dal tempio pecore e buoi e rovesciò le tavole dei cambiamonete, e ordinò a quelli che vendevano le colombe di portare via di là quelle cose (cfr. Giov. 2:13-17).

Paolo quando ad Antiochia vide che Cefa costringeva i Gentili a giudaizzare lo riprese in presenza di tutti dicendogli: “Se tu, che sei Giudeo, vivi alla Gentile e non alla giudaica, come mai costringi i Gentili a giudaizzare?” (Gal. 2:14) ed altre cose.

E potrei prendere ad esempio anche i profeti i quali per essersi opposti alla malvagità, alla ingiustizia, alle menzogne del popolo, furono perseguitati e uccisi, ma mi fermo qui per ora perché credo di avervi spiegato che nella casa di Dio il male e coloro che lo praticano, la menzogna e coloro che la insegnano non vanno affatto tollerati. Guardatevi da tutti coloro che tollerano il male e da coloro che lo compiono.

 [Tratto dal libro: “La Santificazione“, di Giacinto Butindaro V.D.M.]

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