Iddio è buono, ma è anche giusto, non dimentichiamolo per non illuderci
Iddio è buono, ma è anche giusto, non dimentichiamolo per non illuderci
Troppo spesso si sente parlare della misericordia di Dio, della sua bontà, senza però considerare che è anche giusto e odia l’iniquità e il peccato.
Purtroppo, nelle chiese di oggi, ci sono predicatori che parlano solo dell’amore di Dio, dimenticandosi volontariamente che Iddio è anche giusto.
Ecco cosa disse Gesù di una peccatrice, sotto la grazia, dopo che fu Dio lo ha risuscitato dai morti:
«Ma ho questo contro a te: che tu tolleri quella donna Jezabel, che si dice profetessa e insegna e seduce i miei servitori perché commettano fornicazione e mangino cose sacrificate agl’idoli. E io le ho dato tempo per ravvedersi, ed ella non vuol ravvedersi della sua fornicazione. Ecco, io getto lei sopra un letto di dolore, e quelli che commettono adulterio con lei in una gran tribolazione, se non si ravvedono delle opere d’essa. E metterò a morte i suoi figliuoli; e tutte le chiese conosceranno che io son colui che investigo le reni ed i cuori; e darò a ciascun di voi secondo le opere vostre.» (Apocalisse 2:20-23)
Fratelli nel Signore, sono costretto a scrivervi queste cose, affinché non v’illudiate, e se vivete nel peccato, voi continuiate a pensare che tanto Gesù tollera tutto il vostro peccato, perché non è assolutamente così, e ciò ve ne porterà un gran male quando sarete da Dio colpiti dai suoi giudizi.
Ho citato sopra le parole che Gesù ha rivolto a quella donna peccatrice, pronunciate dopo che risuscità dai morti, quindi in tempo di grazia.
Gesù è lo stesso, ieri, oggi e in eterno. Gesù operava anche nel Vecchio Testamento, come pure opera oggi sotto la grazia, quindi, per quanto riguarda la punizione del peccato non è cambiato nulla. Iddio era misericordioso nel vecchio patto, come lo è oggi sotto la grazia, ma questo non vuole assolutamente dire che i credenti possono fare quello che vogliono, tanto Dio è buono e non li punisce.
Ribadisco, ho citato parole che Gesù ha pronunciato dopo che era resuscitato, quindi ampiamente sotto la grazia.
Quando Gesù era ancora in carne sulla terra, ha detto queste parole:
«E quivi era un uomo, che da trentott’anni era infermo. …
E in quell’istante quell’uomo fu risanato; …
Di poi Gesù lo trovò nel tempio, e gli disse: Ecco, tu sei guarito; non peccar più, che non t’accada di peggio.» (Giovanni 5:5,9,14)
Quell’infermo era malato da 38 anni, anche prima che Gesù venisse sulla terra in forma di carne simile a quella d’uomo, quindi il tale si ammalò a cagione del peccato che commise sotto la legge di Mosè. Ma notate anche che Gesù gli ha detto, dopo che lo guarì: NON PECCAR PIU’, CHE NON T’ACCADA DI PEGGIO. Questo significa che se avrebbe perseverato nel peccato gli sarebbe accaduto un male peggiore nella sua vita. Questa continuazione sulla stessa linea di Dio contro il peccato, dalla legge di Mosè fin sotto la grazia, dimostra che Dio è lo stesso, sia sotto il vecchio testamento, che sotto la grazia.
Anche i Corinzi ai tempi dell’apostolo Paolo hanno sperimentato i giudizi di Dio, perché prendevano indegnamente la cena del Signore, senza discernere il Corpo di Cristo, secondo quanto leggiamo nelle sacre Scritture:
«Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà del calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo ed il sangue del Signore. Or provi l’uomo se stesso, e così mangi del pane e beva del calice; poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudicio su se stesso, se non discerne il corpo del Signore. Per questa cagione molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono. Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; ma quando siamo giudicati, siam corretti dal Signore, affinché non siam condannati col mondo.» (1 Corinzi 11:27-32)
Poi c’è anche il caso di Anania e Saffira da ricordare, in Atti degli apostoli, che mentirono allo Spirito santo e Dio li fece MORIRE ALL’ISTANTE (cfr Atti 5:1-16).
Termino col ricordare che chi pecca e pensa di farla franca, con la scusa che siamo sotto la grazia, si sta solo illudendo e riceverà da Dio secondo le sue opere.
Bisogna dunque ravvedersi dei peccati commessi, e confessarli al Signore Iddio, perché Egli è fedele giusto da purificarci da ogni peccato, ma bisogna anche abbandonare il peccato, ed è necessario non praticarlo più.
Iddio è misericordioso verso quelli che si ravvedono e chiedono perdono per i loro peccati, ma è anche giusto e severo verso quelli che peccano e s’illudono che saranno benedetti da Dio ugualmente essendo impenitenti, e le Scritture lo dimostrano chiaramente.
Bisogna temere Iddio e fuggire il male, questa è la volontà di Dio.
Giuseppe Piredda