George Muller si reputava un amministratore di ciò che apparteneva a Dio ed esitava a spendere inutilmente persino uno spicciolo
George Muller si reputava un amministratore di ciò che apparteneva a Dio ed esitava a spendere inutilmente persino uno spicciolo
Scrive A.T. Pierson nella sua biografia di Muller:
“[…] Il suo scopo supremo era quello di dare gloria a Dio, la sua unica risorsa, la preghiera della fede; l’unico oracolo nel quale faceva affidamento, la Parola ispirata; l’unico insegnante divino, lo Spirito santo. Un passo fatto per fede e con spirito di preghiera ne aveva preparato uno ulteriore, un atto di fiducia lo aveva reso più coraggioso nell’intraprenderne un altro, che apparentemente implicava un maggior rischio e quindi richiedeva una maggiore fiducia”.
L’esaudimento delle preghiere fu il premio della fede. I nuovi rischi che venivano intrapresi dimostrarono solamente che non c’era alcun rischio nell’appoggiarsi con fiducia sul forte braccio dell’Onnipotente.
Gli edifici colpivano per la loro imponenza, in tutto c’erano millesettecento finestre, e alloggi per più di duemila persone. Erano solidi, fatti di pietra e costruiti per durare. Per quanto semplici, erano tuttavia eccellenti esempi di costruzioni il cui obiettivo era la funzionalità piuttosto che la bellezza. La regola di Muller per la costruzione era il risparmio senza sacrificare la robustezza e la qualità. Questo fin nei dettagli, persino i mobili non erano pretenziosi. Gli ornamenti erano pochissimi o del tutto assenti.
Muller subordinava tutto all’unico scopo di dimostrare che Dio ascolta ancora le preghiere. Egli si reputava un amministratore di ciò che apparteneva a Dio ed esitava a spendere inutilmente persino uno spicciolo. […]”
[Uno stralcio dal libro edificante dal titolo “George Muller”, di Basil Miller, ADI-MEDIA, edizione italiana 1997, pagg. 93 e 94]