Parlare in altre lingue: “Un segno per i non credenti”
Parlare in altre lingue: “Un segno per i non credenti”
“Pertanto le lingue servono di segno non per i credenti, ma per i non credenti: la profezia, invece, serve di segno non per i non credenti, ma per i credenti.” (1 Corinzi 14:22)
‘La signorina Duncan ci ha scritto inoltre: ‘Molte volte le lingue sono state capite da missionari e linguisti che hanno sentito coloro che sono ripieni di Spirito parlare in Greco, in Ebraico, in Tedesco, in Italiano, in Francese, in Indiano, in Cinese, e in altre lingue. Un episodio molto convincente accadde nel nostro mezzo una Domenica sera. Dopo che gli inni di apertura erano terminati, John Follette, allora uno degli studenti nella nostra scuola Biblica, si levò e con grande sentimento cominciò a parlare nella nuova lingua. Dopo di ciò scoppiò in un cantico estatico e poi tutto fu silenzio. Alla fine del servizio una signora e un signore, che erano stranieri, vennero da noi e domandarono: ‘Chi è quel giovane Ebreo che ha parlato e cantato?’ Essi rimasero sorpresi quando seppero che egli non era un Ebreo ma solo un giovane Americano. Il gentiluomo ci disse poi che egli aveva vissuto a Parigi e capiva diverse lingue e disse che il giovane aveva cantato e parlato in perfetto Ebraico, riproducendo [rendering] un Salmo che egli aveva sentito nella sinagoga di Parigi. Egli disse che la riproduzione era impossibile ad un Americano, l’intonazione e la varietà dell’espressione era unica e non poteva essere riprodotta da uno straniero eccetto che in questa maniera soprannaturale’.
Fatto avvenuto negli Stati Uniti
Tratto da: Stanley H. Frodsham, With Signs Following: The Story of the Pentecostal Revival in the Twentieth Century [Con i segni che seguono: la storia del Risveglio Pentecostale nel ventesimo secolo], Springfield, Missouri, 1946, pag. 49