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Il bene di Gaio contrapposto al male di Diotrefe, e l’esempio biblico di come nasce una sètta

29 giugno 2024

Il bene di Gaio contrapposto al male di Diotrefe, e l’esempio biblico di come nasce una sètta

L’Apostolo Giovanni, e Anziano della Chiesa, ha scritto la sua terza epistola indirizzandola a Gaio, uomo fedele nel Signore, che faceva il bene dei fratelli della comunità di cui faceva parte, e faceva anche del bene a quei fratelli che erano forestieri, che non facevano parte della sua comunità.

Furono coloro che lui aiutò a rendere buona testimonianza dell’amore di lui verso la Chiesa, verso tutti i fratelli, quando incontrarono Giovanni (cfr. 3Giov. 1:1-6). E ciò dimostra che, non deve essere la stessa persona a lodare sé stesso, ma le sue opere e la sua fede saranno proclamate e testimoniate dai fratelli che le avranno vedute operare.

Giovanni fa sapere a Gaio, e tramite quelle parole a tutti i santi di ogni epoca, che è bene che si aiutino i fratelli che sono di passaggio in una città, ed è doveroso provvedere ad ogni loro necessità per il viaggio o sostegno per l’opera per la quale sono stati mandati da Dio, perché non sono i pagani che devono sostenere le missioni dei santi, ma sono i fratelli in Cristo (cfr. 3Giov. 1:6-8).

Ciò fa capire che le comunità non devono essere chiuse alla comunione con i fratelli di altri luoghi e di altre comunità anche della stessa città, ma devono essere aperte; naturalmente tutto dev’essere fatto con prudenza, verificando bene chi si sta accogliendo e chiedendo sempre conferma a Dio in preghiera. Non è che il primo che passa in una Chiesa chiedendo soldi bisogna riempirgli per forza il sacchetto.

Gaio è l’esempio del cuore che devono avere i credenti di ogni comunità, pronti ad aiutare i membri della propria Chiesa, ma anche quelli che vengono da fuori, per essere cooperatori del progresso dell’Evangelo di Gesù Cristo.

In contrapposizione a Gaio, in quella comunità vi era pure Diotrefe, che in greco significa “nutrito da Zeus” (Giove per i romani), il quale si oppose alle richieste avanzate da Giovanni, quando scrisse alla Chiesa. Diotrefe, quindi, rappresenta tutti quei conduttori che vogliono signoreggiare il gregge, chiudendosi a tutto ciò che è esterno alla propria comunità e che è fuori dalla sua autorità e non riescono a controllare.

Insomma, il comportamento di Diotrefe rappresenta il comportamento di ciò che avviene in una sètta all’interno del cristianesimo, infatti, due presupposti di base che caratterizzano una sètta in Diotrefe si manifestano pienamente, e sono:

  • la presenza di un ‘guru’ che vuole la preminenza, il primato, che vuole signoreggiare da solo su tutta la Chiesa e nessuno si può permettere di contraddirlo;
  • il secondo è ‘l’isolamento’ dalla comunione fraterna esterna alla propria comunità, perché il guru non vuole che i ‘suoi’ seguaci abbiano contatti con l’esterno.

In riferimento alle opere ed al cuore manifestato da Diotrefe, Giovanni ha scritto queste parole:

«Noi dunque dobbiamo accogliere tali uomini, per essere cooperatori con la verità.

Ho scritto qualcosa alla chiesa;

ma Diotrefe che cerca d’avere il primato fra loro, non ci riceve.

Perciò, se vengo, io ricorderò le opere che fa,

cianciando contro di noi con male parole;

e non contento di questo, non solo non riceve egli stesso i fratelli,

ma a quelli che vorrebbero riceverli impedisce di farlo, e li caccia fuor della chiesa.

Diletto non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha veduto Iddio.» (3 Giov. 1:9-11)

Giovanni ha scritto qualcosa alla Chiesa, ma Diotrefe si è rifiutato di sottomettersi alle richieste fatte dall’Apostolo, e se in quella epistola, che non è pervenuta sino a noi, ci sono state delle esortazioni, riprensioni o una qualche consolazione per la Chiesa, Diotrefe, che certamente aveva incarichi di conduzione nella comunità, si è rifiutato di collaborare e di accettare le parole dell’Apostolo Giovanni, per non perdere la sua preminenza sui suoi seguaci.

Diotrefe cercava di avere il primato più totale e assoluto nella Chiesa, Giovanni dice che egli ‘cercava’ il primato, perché probabilmente ancora non era riuscito ad ottenere la preminenza completa su tutti, tra i quali c’era Gaio, a cui Giovanni scrisse l’epistola, uomo fedele e pieno d’amore per la fratellanza. Quindi, Diotrefe ancora non aveva ottenuto il primato completo, lo cercava, faceva di tutto per imporsi in tutti i modi sugli altri, la sua opera tendeva ad appropriarsi della comunità come se fosse di sua proprietà e non di Gesù Cristo, quindi traeva i discepoli dietro a sé, staccandoli dal Signore, e cercava di isolarli da tutto il resto del Corpo di Gesù Cristo, che è composto da tutti i santi che il Signore per fede aveva salvato. Il primato ad un uomo e l’isolamento da influenze esterne, assicura al guru il governo e la signoria della comunità, cosa che spinge coloro che lo seguono a guardare prima a lui e tenere in considerazione prima le sue parole, anziché guardare a Gesù Cristo ed alle sue parole sante.

Quando si cade dentro una sètta, nessuno può pensare autonomamente, ma solo il guru, tutti devono dipendere dalle sue labbra, e devono obbedire senza discussioni a tutto ciò che egli dice, anche alle cose più peculiari e assurde, altrimenti si viene cacciati via, solo quello se va bene, ma se va male, gli verrà fatto tutto il male possibile, con un bombardamento di minacce e di maledizioni contro chi se ne va dalla sètta, e gli viene fatto ogni altro male possibile, tenendosi nell’anonimato. Il guru non ama esporsi quando si minaccia e si mandano maledizioni, lui lo fa velatamente, ma manda avanti con più audacia ed ingenuità e stoltezza, i suoi seguaci. Ciò avviene perché il conduttore-guru si è corrotto, si è sviato dalla verità, e coloro che lo seguono bovinamente sono gente malvagia come lui o privi di discernimento spirituale, gente stolta che non sa quello che sta facendo e non si rende neppure conto del male che fa agli altri ed è di biasimo al buon nome di Gesù Cristo. Anche i Farisei incarceravano i cristiani e li facevano morire dicendo che lo facevano per il nome di Dio.

A Giovanni giunse voce che Diotrefe faceva delle opere malvage, e si dedicava a fare discorsi inutili e a sparlare contro di lui e contro i fratelli che erano in comunione con l’Apostolo, si occupava di cose vane, inutili, che non costruivano nulla per il bene della Chiesa, scherniva gli altri e si sollazzava nelle concupiscenze carnali e nella cupidigia, perché quello è ciò che fanno i cianciatori ed i seduttori di menti.

Ma Diotrefe, non solo si limitava a fare quelle cose, e si rifiutava egli per primo di accogliere l’Apostolo ed i fratelli partiti da lontano, ma quelli della sua comunità che erano contrari all’isolamento, al settarismo e alla chiusura della propria comunità ed alla comunione con fratelli nel Signore che venivano a trovarli, e quindi accoglievano Giovanni e altri fratelli, li scacciava dalla Chiesa senza pietà, con un cuore insensibile e pieno di malvagità. Fratelli, mandare via qualcuno può essere considerato anche come ucciderlo, quindi bisogna che ci siano i presupposti secondo le Scritture e devono essere d’accordo anche tutti gli altri della Chiesa, e deve essere riconosciuto il fatto che la sua permanenza porterebbe veramente un pericolo per i santi. Non si deve cacciare via qualcuno senza motivi validi, solo perché al guru fa piacere che siano cacciati. Dunque, state attenti a non comportarvi come la sètta di Diotrefe.

Diotrefe era un esempio di com’è un cattivo operaio (cfr. Matteo 18:32, 24:48; Fil. 3:2), per il cuore malvagio che manifestava, perché sparlava dell’Apostolo Giovanni e dei suoi collaboratori e scacciava dalla Chiesa perfino coloro che avevano ricevuto dei fratelli. In esso agivano fortemente l’ambizione di signoreggiare e la cupidigia del cuore, che sono due peccati pestiferi non poco, che facevano grave danno, prima alle anime stesse che facevano parte della sua Chiesa, poi al nome di Gesù Cristo perché veniva biasimato.

Chi non ha lo spirito settario, ascolta, accoglie ed ha contatti con tutti coloro che sono fratelli in Cristo Gesù, senza tenere conto di denominazioni ed etichette, per essere tutti insieme cooperatori con la verità, facendo tutti parte della Chiesa universale, che forma il Corpo di Cristo, e l’interesse principale deve essere quello di Cristo, e non quello personale del proprio ventre e delle proprie tasche. Ciò non vuole dire che l’ecumenismo indiscriminato è giusto, ma bisogna discernere prima di tutto se si tratta di fratelli, poi se dottrinalmente si è compatibili, e solo dopo si può collaborare, anche se ci possono essere delle differenziazioni, ma che non devono essere dottrinalmente fondamentali.

Diotrefe è la manifestazione della malvagità di un cuore settario, che è ambizioso, perverso, pieno di maldicenza contro il prossimo dal quale vuole stare lontano e desidera che anche gli altri per forza ne stiano lontani, e la peggiore di tutti è la sua mancanza di umanità, la completa mancanza di pietà e benignità verso il prossimo, perché è una persona spietata, priva d’amore verso gli altri, non ha misericordia. Diotrefe rappresenta l’essenza dell’uomo settario, privo di misericordia e, come facevano i Farisei, può anche conoscere la Parola di Dio, ma se a tale conoscenza non seguono queste cose fondamentali che Gesù richiede che ci siano per essere graditi a Dio in quello che si compie, quella sua conoscenza è inutile per i santi e per il progresso dell’Evangelo:

«Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta e dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più gravi della legge: il giudicio, e la misericordia, e la fede. Queste son le cose che bisognava fare, senza tralasciar le altre.» (Matteo 23:23)

Qualsiasi cosa uno faccia trascurando il giusto giudizio, la misericordia e la fede, non è cosa gradita a Dio, e le persone settarie che cercano il primato nella Chiesa, nel loro gruppo che signoreggiano, e cacciano via quelli che non si sottomettono all’isolamento che impone il guru, non sono persone gradite a Dio, anzi, Gesù dice che su di loro piomberanno dei guai, come abbiamo letto.

Dunque, cari fratelli e sorelle nel Signore, riflettendo su queste cose, sappiate che bisogna di continuo essere vigilanti, sia sui sentimenti presenti nel proprio cuore, sia alle parole che diciamo. Non solo bisogna stare prima di tutto attenti a noi stessi, ma anche agli altri, ai conduttori della comunità, per poter riconoscere al più preso il carattere e lo spirito di Diotrefe che si caratterizzava dal fatto che era pieno di orgoglio e ambizione. È male non fare del bene a noi stessi, ma è cosa molto peggiore ostacolare coloro che vorrebbero fare del bene al prossimo, come ha agito Diotrefe. Anche oggi, ci sono taluni, che, per canalizzare le offerte solo ed esclusivamente nelle proprie tasche, si oppongono alle collette a favore dei poveri, anzi, fanno di tutto per cacciare i poveri dal loro mezzo, non essendo per loro persone utili, non potendole sfruttare in alcun modo, ed essendo un pericolo per le loro entrate monetarie. Quelle persone sono da biasimare e da cui stare molto lontani.

Diletti e fedeli nel Signore, imitate il bene, vincete il mal facendo il bene, perché chi fa il bene è un credente gradito a Dio, chi fa il male, oppure ostacola gli altri nel fare il bene, verrà vomitato da Gesù dalla sua bocca (cfr. Apoc. 3:16).

Gli operatori d’iniquità, che sono superbi e privi di misericordia, che operano malvagiamente, fingono o si vantano invano di avere comunione con Dio, ma in realtà Iddio è lontano da loro, e così facevano pure i falsi Profeti, i quali dicevano di essere vicini a Dio e che Dio parlava con loro, invece Iddio non gli diceva niente, parlavano per presunzione.

Cari nel Signore, non siate imitatori dei superbi e dei cattivi operai, degli egoisti e di quegli uomini che sono privi di carità verso il prossimo, anche se tali caratteristiche le presentano persone di spicco e sedicenti ministri dell’Evangelo, tuttavia bisogna essere maturi ed imitare prima di tutto Gesù Cristo per non sbagliare, poi coloro che sono veramente discepoli di Gesù Cristo e camminiamo nell’amore e per fare del bene a tutta la Chiesa, senza chiudersi nel settarismo.

Badate dunque a come ascoltate e badate che nessuno vi seduca con vani e manipolatori ragionamenti.

L’amor mio è con tutti voi in Cristo Gesù.

Giuseppe Piredda

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