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Gesù ha comandato di battezzare in acqua immergendo completamente coloro che si convertono, non di fargli bagnare la schiena

13 Maggio 2024

Gesù ha comandato di battezzare in acqua immergendo completamente coloro che si convertono, non di fargli bagnare la schiena

Ho il rammarico di continuare a vedere ogni tanto sul web come viene disprezzata la pratica del battesimo in acqua, che è un comandamento dato da Gesù, che va praticato con tutte le cure del caso, secondo i significati che una tale pratica possiede. Purtroppo si continua a vedere che in talune comunità i battezzandi durante il battesimo in acqua vengono bagnati soltanto nella schiena dentro delle piccole vasche con pochissima acqua (cfr. Giov. 3:23), anziché immergerli totalmente in acqua abbondante, come effettivamente bisognerebbe fare, senza lasciare fuori nessuna parte del corpo.

Siccome tra i significati che ha il battesimo in acqua vi è pure quello di seppellire l’uomo vecchio che è morto con Cristo Gesù, a tal riguardo bisogna considerare con tale raffigurazione, se i morti vengono seppelliti completamente senza lasciare di fuori nessuna parte del corpo, non si capisce per quale motivo non si deve procedere nello stesso modo ad immergere totalmente il credente nelle acque battesimali? È proprio necessario che si debbano lasciare le braccia ed altre parti del corpo fuori dall’acqua quando un battezzando viene immerso?

Addirittura si assiste al fatto che il battezzando viene fatto sedere in una vaschettina con poca acqua e da fuori viene piegato nella schiena per bagnarsi un po’ nell’acqua. Tale modo di praticare il battesimo in acqua non è conforme alle sacre Scritture, chi battezza è strettamente legato nella sorte a colui che viene battezzato in acqua, si bagna l’uno e si deve bagnare anche l’altro, ed ecco di seguito come viene raccontato un tipico esempio di battesimo in acqua messo in pratica dall’Evangelista Filippo dopo aver annunziato il messaggio della salvezza all’eunuco e questi si è convertito:

«E cammin facendo, giunsero a una cert’acqua.

E l’eunuco disse: Ecco dell’acqua; che impedisce che io sia battezzato?

Filippo disse: Se tu credi con tutto il cuore, è possibile.

L’eunuco rispose: Io credo che Gesù Cristo è il Figliuol di Dio. E comandò che il carro si fermasse;

e discesero ambedue nell’acqua, Filippo e l’eunuco; e Filippo lo battezzò. E quando furon saliti fuori dell’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo» (Atti 8:36-39).

Cari nel Signore, si legge nella Scrittura, dunque, che sia Filippo che battezzava, che l’eunuco il battezzando, sono discesi entrambi nell’acqua. Non bisogna inventarsi nulla, bisogna fare ogni cosa in modo più simile possibile a quanto è stato fatto dai servi di Dio, a quanto è scritto nella Bibbia, che è la Parola di Dio.

La domanda che mi sono sempre posto nel vedere la scempiaggine di far sedere nelle vaschettine con poca acqua, è come mai per quei tali è così difficile e improponibile il praticare il battesimo come sarebbe bene fare scendendo entrambi nell’acqua ed immergendo totalmente il battezzando, come si legge nella Scrittura?

Come ho già accennato sopra, quando si seppellisce il morto è più importante mettere in piedi tutta la scena del rituale e terminare col seppellire il morto lasciandone delle parti del corpo visibili all’esterno, oppure la cosa più importante è terminare di seppellire completamente il corpo? Nello stesso modo com’è una cosa insensata quella di seppellire un cadavere parzialmente, così pure è una cosa insensata immergere parzialmente dei credenti quando vengono battezzati in acqua, compiere una tale cosa è sconveniente, è un modo di fare insensato.

Quando si battezza qualcuno in acqua bisogna pensare bene a tutte le cose da fare, partendo dal pensiero e che il battezzando dev’essere immerso nell’acqua in maniera totale, senza lasciare niente di lui fuori dall’acqua, e chi lo battezza si deve bagnare con lui. È un fastidio troppo grande il praticare il battesimo in acqua come si conviene nel Signore? Se così stanno le cose, come potranno assolvere a tutte le altre cose che richiedono ancor più sacrificio e dedizione? Leggi tutto…

Gesù di Nazaret, il Cristo di Dio, è la Via, la Verità e la Vita

12 Maggio 2024

Gesù di Nazaret, il Cristo di Dio, è la Via, la Verità e la Vita

Gesù parlando ai suoi discepoli che sarebbe dovuto ritornare in cielo al cospetto del Padre Suo e Padre nostro e, nel rispondere a Toma che gli confessò che non sapevano dov’Egli sarebbe dovuto andare, tra le altre cose, Egli disse queste parole:

«Gesù gli disse: Io son la VIA, la VERITÀ e la VITA;

nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.» (Giov. 14:6)

Quelle sono parole molto importanti da considerare ponendovi molta cura, parole su cui riflettere attentamente, in quanto in esse è espressamente detto che nessuno può andare al Padre se non per il solo esclusivo mezzo che è Gesù di Nazaret, il Cristo di Dio. Di conseguenza, coloro che vogliono essere salvati devono conoscere Gesù di Nazaret, del quale hanno parlato i Profeti e gli Apostoli. Solo conoscendo il nostro Signore Gesù Cristo si può capire l’importanza ed il significato che hanno le parole che Gesù è la Via, la Verità e la Vita.

Cari nel Signore, per darvi uno spunto su cui riflettere, affinché approfondiate meglio le cose che riguardano Gesù il Cristo di Dio, vi espongo brevemente alcuni ragionamenti tratti dalle Scritture che Lo riguardano.

Gesù è la VIA. Gesù di Nazaret è il Cristo di Dio, il Figliolo di Dio, Egli è Colui che è stato mandato dal Padre come sacrificio propiziatorio perfetto, per i nostri peccati e per il peccato di tutto il mondo (cfr. Giov. 3:16; 1Giov. 2:2). Solo mediante la fede in Lui si può essere salvati (cfr. Gal. 2:16); Egli è l’unica porta che mena in cielo, ed in nessun altro è la salvezza, non c’è un altro nome sotto il cielo per il quale si possa essere salvati, ed Egli è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini (cfr. Giov. 10:9; Atti 4:12; 1Tim. 2:5; 1Pietro 1:21). Dunque, Gesù è l’UNICA VIA che un uomo possa percorrere per essere salvato, non ce ne sono altre, non ci sono altri mediatori tra Dio e gli uomini, così dichiara e insegna la Scrittura, e così noi dobbiamo credere.

Gesù è la VERITÀ. Egli è la Parola di Dio vivente e permanente, la Parola è stata fatta carne dal Padre, affinché per mezzo di Gesù Cristo venisse la verità e rendesse liberi tutti coloro che sono schiavi della menzogna e della morte (cfr. Giov. 1:1, 14, 17; Apoc. 19:13; Giov. 8:32). Perciò, per non smarrirsi dalla retta via e deviare dottrinalmente a sinistra o a destra seguendo dottrine che non sono da Dio ma dagli uomini e dal maligno, è necessario attenersi scrupolosamente a quanto è insegnato nella Parola di Dio, nelle sacre Scritture canoniche, perché molti sono i cianciatori ed i seduttori di menti che sono presenti in mezzo alla Chiesa, ed è perciò assolutamente necessario conoscere la Scrittura e badare ad essa come ad una lampada in luogo oscuro e tenebroso, infatti è pure scritto nei Profeti che il popolo di Dio perisce per mancanza di conoscenza (cfr. Osea 4:6).

Gesù è la VITA. Solo in Gesù Cristo c’è la vita eterna, ed è Lui che dà la vita a coloro che hanno fede, e saranno risuscitati dai morti al suo ritorno (cfr. Giov. 1:4, 5:25-29, 10:28). Solo Lui è piendo grazia e di verità, e largisce le sue grazie agli uomini, non ce ne sono altri (cfr. Giov. 1:15-16). Puntando gli uomini ad avere la vita eterna, ebbene, è doveroso perciò sapere che la vita eterna si ottiene solo per mezzo di Gesù Cristo, secondo la grazia di Dio, non ci sono stati e non ci saranno mai altri uomini né donne per mezzo dei quali si possa ricevere la vita, essa si può ottenere unicamente per mezzo della fede in Gesù Cristo. Leggi tutto…

Secondo la Scrittura va lodato l’uomo che prega con il capo scoperto

11 Maggio 2024

Secondo la Scrittura va lodato l’uomo che prega con il capo scoperto

Nella sua prima epistola ai santi di Corinto, l’Apostolo Paolo esprime verso di loro il suo compiacimento e la sua approvazione, perché ritenevano i suoi insegnamenti, esattamente come glieli aveva trasmessi (cfr. 1Cor. 11:2).

A quelle parole, aggiunge poi il fatto che voleva che i fratelli sapessero che il capo d’ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l’uomo, e che il capo di Cristo è Dio(1 Cor. 11:3).

Poi introduce un insegnamento anche per l’uomo, un comportamento che egli deve tenere sempre, perché se non lo mette in pratica disonora il suo capo, che è Gesù Cristo. Ecco cos’ha scritto Paolo:

«Ogni uomo che prega o profetizza a capo coperto, fa disonore al suo capo» (1 Cor. 11:4).

Disonorare qualcuno vuole dire privarlo di quell’onore e del diritto che ha di essere stimato, e se Gesù non è amato né stimato dagli increduli, almeno dai santi che hanno creduto in Lui per mezzo della fede deve essere rispettato e stimato degno di tutta la lode e l’onore.

Perciò, cari nel Signore, giudicate voi da persone intelligenti, tenendo conto delle parole di Paolo, valutate da voi stessi se è conveniente che un uomo preghi con il capo coperto oppure no. Se l’uomo prega con il capo coperto fa disonore al suo capo, che è Gesù Cristo. Di conseguenza, se un uomo che ha creduto nel Signore Gesù Cristo e vuole portargli onore anche quando prega, deve assolutamente ricordarsi di scoprirsi il capo quando prega o profetizza, non deve avere veli in testa, né cappello, né altra cosa che gli coprano il capo. Leggi tutto…

Una parola sul peccato che mena a morte i credenti

10 Maggio 2024

Una parola sul peccato che mena a morte i credenti

I credenti sono stati santificati, purificati da ogni peccato mediante la fede nel sacrificio compiuto da Gesù Cristo sulla croce, il suo sangue che è stato sparso ci purifica da ogni peccato. Tuttavia, come dice Giovanni, Se diciamo d’esser senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi(1 Giov. 1:8).

Anche Salomone ha scritto che “il giusto cade sette volte e si rialza” (Prov. 24:16), infatti, i figlioli di Dio dopo aver peccato, sanno che devono confessare i propri peccati a Dio per ottenere la remissione, prima però si pentono con tutto il cuore, ed avviene che il sangue di Gesù … ci purifica da ogni peccato” (1 Giov. 1:7).

Però, è doveroso tenere conto che la Scrittura c’insegna che c’è un peccato che mena a morte, cioè vi è un peccato che una volta commesso non può essere purificato dal sangue di Gesù, perché di quello specifico peccato è scritto “V’è un peccato che mena a morte; non è per quello dico di pregare” (1Giov. 5:16).

Lo scrittore agli Ebrei di quel peccato imperdonabile, che non può essere rimesso dalla coscienza dei credenti, ne parla in questa maniera:

«quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste

e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo

e hanno gustato la buona parola di Dio

e le potenze del mondo a venire,

se cadono, è impossibile rinnovarli da capo a ravvedimento,

poiché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figliuol di Dio» (Ebrei 6:4-5)

Il peccato che mena a morte fa sì che renda inefficace il sacrificio compiuto da Gesù Cristo verso chi  lo commette, il sangue di Gesù non può più purificarlo dal peccato, quindi è un peccato particolarmente offensivo e imperdonabile, e consiste nel fatto di RINNEGARE la verità ed il Signore Gesù Cristo, e rinnegandoLo, cioè una volta conosciuto bene Gesù Cristo e disconoscendo di averlo conosciuto, il sangue di Gesù non può più purificare quel credente dal peccato, ci sarebbe bisogno di un nuovo sacrificio, perché quello già compiuto chi ha commesso quel peccato lo ha gettato via e non può più essere invocato per ottenere il perdono dei peccati.

Siccome sappiamo bene che non ci potrà essere un altro sacrificio di Gesù Cristo, è chiaro che quel tipo di peccato rimane imperdonabile, di conseguenza coloro che lo commettono vanno obbligatoriamente in perdizione, ed una volta commesso li aspetta soltanto il giudizio ed il tormento eterno dello stagno di fuoco e di zolfo, secondo quanto è scritto:

«Perché, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non resta più alcun sacrificio per i peccati; rimangono una terribile attesa del giudizio e l’ardor d’un fuoco che divorerà gli avversarî. Uno che abbia violato la legge di Mosè, muore senza misericordia sulla parola di due o tre testimoni. Di qual peggior castigo stimate voi che sarà giudicato degno colui che avrà calpestato il Figliuol di Dio e avrà tenuto per profano il sangue del patto col quale è stato santificato, e avrà oltraggiato lo Spirito della grazia?» (Ebrei 10:26-29)

Purtroppo ci sono molti in mezzo alla Chiesa di Dio che non credono che la salvezza si possa perdere, benché i passi della Scrittura che lo insegnano siano molto numerosi, quei tali preferiscono chiudere gli occhi su questa terribile verità e pericolo per la loro anima, e taluni che credono in quella falsità sono pure conduttori di comunità, e lasciano i credenti in balìa di quel pericolo, anzi, li ingannano facendo credere loro erroneamente che la salvezza giammai un vero credente la potrà perdere, perché, dicono essi, che Dio è amore e non manderà in perdizione i suoi figlioli, un po’ come dicono anche tutti gli increduli, essendo Dio amore, non è possibile che esistano luoghi di tormento per l’anima dopo la dipartenza da questa vita. Leggi tutto…

La vera Chiesa di Gesù Cristo non può essere vinta, anche se è sottoposta continuamente all’attacco del maligno

9 Maggio 2024

La vera Chiesa di Gesù Cristo non può essere vinta, anche se è sottoposta continuamente all’attacco del maligno

Da quando la Chiesa di Gesù Cristo è nata, molti secoli fa, nel tempo ha subito tanti attacchi da parte del maligno e dei suoi servitori con l’intento di distruggerla o, almeno, di limitarne l’efficacia dell’opera che ha da sempre compiuto nel santificarsi e mantenersi puri dal mondo e nell’annunziare l’Evangelo a tutte le anime dei perduti; purtroppo numerosi lupi rapaci si sono introdotti nell’ovile del Signore e persino dei veri ministri e conduttori con il tempo si sono sviati e in ogni epoca si sviano dalla verità e dalla sana dottrina, portando distruzione dall’interno della Chiesa nelle anime deboli, trascinandole nel baratro insieme a loro e provocando gravi scandali (cfr. Atti 20:28-30).

A causa di ciò che nelle sacre Scritture è pieno di esortazioni per stare attenti alle persone, ai ministri, ai conduttori, a tutti insomma, e bisogna badare molto attentamente alle cose che si ascoltano e alle persone che parlano; infatti Paolo agli Anziani di Efeso li ha esortati a vegliare (cfr. Atti 20:31), e così pure devono fare tutti i credenti di oggi, perché i pericoli per i santi della Chiesa sono sempre gli stessi, i cattivi esempi che taluni danno, gli scandali che fomentano e le falsità che insegnano, che possono anche essere eresie di perdizione, le quali, se vengono credute, menano in perdizione le anime che ci credono.

Gli Apostoli di tutto ciò hanno avvisato i santi a voce, ed hanno anche scritto, infatti l’Apostolo Pietro nella sua epistola ha scritto queste parole che di seguito vi riporto, le quali attualizzano ai suoi tempi i pericoli che correvano i membri della Chiesa, pericolo che si corre, purtroppo, ancora oggi:

«Ma sorsero anche falsi profeti fra il popolo,

come ci saranno anche fra voi falsi dottori che introdurranno di soppiatto eresie di perdizione, e, rinnegando il Signore che li ha riscattati, si trarranno addosso subita rovina.

E molti seguiranno le loro lascivie; e a cagion loro la via della verità sarà diffamata.» (2 Pietro 2:1-2)

Le parole di Pietro sono confermate ampiamente nelle Scritture per quanto riguarda i falsi Profeti che ci sono stati in mezzo al popolo di Dio, di conseguenza, è da credere senza ombra di dubbio che nei secoli ci sono stati dei falsi Dottori che hanno insegnato in modo nascosto e subdolo eresie che mandavano in perdizione coloro che le accettavano come buone, e siccome ci sono certamente stati in precedenza, si deve anche credere senza il pericolo di essere smentiti, basta guardarsi intorno per vedere cosa succede e cosa viene detto in certe Chiese, che i falsi Dottori ci sono ancora oggi, e come ha detto Pietro, molti seguirono le orme di quei falsi ministri, finendo per imitarli nella loro incontrollata sensualità e comportamento dettato dal dominio nella loro vita della concupiscenza della carne, e la via del Signore è stata diffamata; così pure avviene per certo anche in mezzo a noi, in mezzo alla nostra Chiesa, ci sono coloro che insegnano falsità che non sono confermate dalle Scritture, presentano predicazioni accattivanti per chi li ascolta, si coccolano i peccatori che riempiono la cassa delle offerte, e per avvalorare le loro tesi e convincere più persone, li sentirete far uso anche di ragionamenti che fanno riferimento alle lingue originali, come se siano loro a sapere la verità, mentre gli altri che li contraddicono a giusta ragione, cercano di farli passare come degli ignoranti che non sanno nulla. La Parola di Dio va intesa secondo il senso delle cose di Dio, e non ci devono essere contraddizioni, e neppure oggi le cose possono essere diverse da com’erano ai tempi degli Apostoli.

Cari nel Signore, ricordo a voi che avete creduto e siete stati salvati per grazia mediante la fede nell’Evangelo di Gesù Cristo, e fate dunque parte della Chiesa dell’Iddio vivente e vero, vi ricordo che dovete vegliare costantemente su voi stessi e su coloro che vi guidano e dicono di ammaestrarvi nelle vie del Signore, perché sono tantissimi coloro che parlano e predicano contro la sana dottrina della Bibbia, perciò non bisogna mai rilassarsi, ma bisogna vegliare di continuo, per il bene della propria anima e di quelle della propria famiglia. Leggi tutto…

Ti è stata fatta misericordia, perciò va’ e non peccare più

8 Maggio 2024

Ti è stata fatta misericordia, perciò va’ e non peccare più

Tutti noi credenti, un tempo eravamo morti spiritualmente nei nostri falli e nei nostri peccati, e come faceva il mondo, anche noi seguivamo la via di tutti gli altri, perché ne facevamo parte, eravamo vinti da tutte le concupiscenze della carne, ed eravamo anche noi figli d’ira come tutti quelli del mondo (cfr. Efes. 2:1-2).

Ma Iddio, che è ricco in misericordia, per il grande amore del quale ci ha amati, anche quand’eravamo perduti nei nostri falli e nei nostri peccati, ci ha salvati, ci ha vivificati in Cristo Gesù, per mezzo della sua grazia siamo stati rigenerati spiritualmente ed i nostri peccati sono stati lavati dal sangue di Gesù di Nazaret, il Cristo di Dio, mediante la fede nel suo sacrificio. La salvezza e la misericordia ottenuta non è dipesa da noi, non è per merito nostro, ma è per grazia che siamo stati salvati mediante la fede, ciò non è venuto da noi, ma è il dono di Dio, non è per meriti personali, né per opere buone che avessimo compiute, affinché non ci gloriassimo in noi stessi, e siamo stati fatti in Cristo Gesù per compiere le opere che Iddio ha innanzi preparato che noi praticassimo (cfr. Efes. 2:3-9).

Gesù ebbe misericordia anche dell’adultera nel Tempio, che i Giudei volevano uccidere perché l’avevano trovata in flagrante adulterio, e secondo la Legge di Mosè ella doveva morire, ma Gesù non la volle condannare e fece in modo che neppure gli altri la lapidassero, ebbe misericordia di lei e le disse queste parole:

«Donna, dove sono que’ tuoi accusatori? Nessuno t’ha condannata?

Ed ella rispose: Nessuno, Signore.

E Gesù le disse: Neppure io ti condanno; va’ e non peccar più» (Giov. 8:10-11).

Dunque, come quella donna, anche noi dopo essere stati salvati, dobbiamo andare, dobbiamo continuare a vivere in questa vita, in mezzo al mondo che giace nel maligno, ma dobbiamo impegnarci a non peccare più, non dobbiamo più prestare le nostre membra al servizio del peccato, ma alla giustizia di Dio per fare il bene ai santi della Chiesa, al prossimo in genere e per dare gloria al nome di Gesù Cristo in ogni cosa (cfr. Rom. 6:12-13).

Pertanto, è chiaro che dobbiamo ringraziare Iddio ed il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo per aver avuto misericordia di noi ed averci salvati per mezzo della fede, poi dobbiamo sempre considerare le parole di esortazione di Gesù che insegnano a vivere lontano dal peccato, non dobbiamo più fare le cose di prima di quando eravamo morti nei falli e nei peccati; in una parola ci dobbiamo ‘santificare’, stare lontani da tutto ciò che ci contamina, da tutto ciò che dispiace al Signore e che ci fa perdere la comunione con Dio, sapendo che nella Parola è insegnato che senza la santificazione nessuno vedrà il Signore (cfr. Ebr. 12:14). Leggi tutto…

Qual è il messaggio di Salvezza che va predicato ai perduti?

7 Maggio 2024

Qual è il messaggio di Salvezza che va predicato ai perduti?

Tutti coloro che fanno parte della vera Chiesa di Gesù Cristo, si devono porre la domanda: qual è il messaggio di salvezza che dev’essere annunziato a coloro che sono perduti nei loro falli e nei loro peccati?

La risposta, come tante altre, la possiamo trovare solamente nella Parola di Dio, non nei libri vari, non si trova nelle parole degli uomini, nelle belle testimonianze o in altre cose, ma solo nella Bibbia, di conseguenza, ogni figliolo di Dio deve studiare le sacre Scritture per sapere, prima di tutto, qual è il messaggio che lo ha salvato e, in secondo luogo, per avere bene a mente qual è il messaggio che a sua volta si ha il dovere di trasmettere ai pagani che non conoscono Dio.

Quindi, cari nel Signore, vi riporto alcuni passaggi delle Scritture che ci fanno capire qual è il messaggio da annunziare affinché credendo in esso, i perduti siano salvati. “Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni” (Giov. 1:6); sta scritto che Giovanni Battista fu mandato da Dio per rendere testimonianza a Gesù di Nazaret e per preparargli la via e, a riguardo della predicazione che egli portava, Giovanni, l’Apostolo che Gesù amava, ha scritto queste parole:

«Giovanni vide Gesù che veniva a lui, e disse:

Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! Questi è colui del quale dicevo: Dietro a me viene un uomo che mi ha preceduto, perché egli era prima di me. E io non lo conoscevo; ma appunto perché egli sia manifestato ad Israele, son io venuto a battezzar con acqua.

E Giovanni rese la sua testimonianza, dicendo:

Ho veduto lo Spirito scendere dal cielo a guisa di colomba, e fermarsi su di lui. E io non lo conoscevo; ma Colui che mi ha mandato a battezzare con acqua, mi ha detto: Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quel che battezza con lo Spirito Santo. E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figliuol di Dio.

Il giorno seguente, Giovanni era di nuovo là con due de’ suoi discepoli; e avendo fissato lo sguardo su Gesù che stava passando, disse:

Ecco l’Agnello di Dio!» (Giov. 1:29-36)

Giovanni Battista, dunque, predicava che Gesù era l’Agnello sacrificale che avrebbe tolto il peccato dal mondo, ed essendo Figliolo di Dio era un sacrificio perfetto, egli parlando di Agnello che avrebbe tolto il peccato dal mondo, è chiaro il riferimento al fatto che Gesù sarebbe dovuto morire sulla croce per la remissione dei nostri peccati, ed anche di quelli di tutto il mondo (cfr. 1Giov. 2:1-2).

Lo stesso Gesù di Nazaret, il Cristo di Dio, ha annunziato la sua passione ai suoi discepoli, ciò che gli sarebbe dovuto succedere, e l’ha fatto anche con queste parole:

«Poi Gesù, stando per salire a Gerusalemme, trasse da parte i suoi dodici discepoli; e, cammin facendo, disse loro:

Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e il Figliuol dell’uomo sarà dato nelle mani de’ capi sacerdoti e degli scribi; ed essi lo condanneranno a morte, e lo metteranno nelle mani dei Gentili per essere schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà.» (Matteo 20:17-19)

Luca, il medico diletto, ha scritto un libro dove ha riportato molti dei fatti compiuti dagli apostoli, ed ha pure riportato diverse predicazioni del messaggio di salvezza che furono annunziati ai perduti. Pietro, il giorno della Pentecoste, rivolgendosi ai Giudei di ogni nazione che lo ascoltavano, ha parlato loro di Gesù il Nazareno, che Iddio lo ha fatto e Signore e Cristo, il quale per volontà di Dio ha compiuto tante opere potenti, poi sempre per volontà di Dio com’era già stato preordinato, Egli fu dato nelle mani dei romani che lo hanno inchiodato nella croce, ma Dio lo ha risuscitato dai morti com’era stato scritto nei Profeti (cfr. Atti 2:14-36), poi a quelli il cui cuore fu compunto da quelle parole, Pietro termina rivolgendosi a loro dicendo queste parole:

«Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per la remission de’ vostri peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Poiché per voi è la promessa, e per i vostri figliuoli, e per tutti quelli che son lontani, per quanti il Signore Iddio nostro ne chiamerà.

E con molte altre parole li scongiurava e li esortava dicendo:

Salvatevi da questa perversa generazione.» (Atti 2:38-40)

Ancora, l’Apostolo Pietro, essendo entrato a casa del centurione Cornelio e la sua famiglia, prese a parlare e disse loro queste parole:

«In verità io comprendo che Dio non ha riguardo alla qualità delle persone; ma che in qualunque nazione, chi lo teme ed opera giustamente gli è accettevole. E questa è la parola ch’Egli ha diretta ai figliuoli d’Israele, annunziando pace per mezzo di Gesù Cristo. Esso è il Signore di tutti. Voi sapete quello che è avvenuto per tutta la Giudea cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni: vale a dire, la storia di Gesù di Nazaret; come Iddio l’ha unto di Spirito Santo e di potenza; e come egli è andato attorno facendo del bene, e guarendo tutti coloro che erano sotto il dominio del diavolo, perché Iddio era con lui. E noi siam testimoni di tutte le cose ch’egli ha fatte nel paese de’ Giudei e in Gerusalemme; ed essi l’hanno ucciso, appendendolo ad un legno. Esso ha Iddio risuscitato il terzo giorno, e ha fatto sì ch’egli si manifestasse non a tutto il popolo, ma ai testimoni ch’erano prima stati scelti da Dio; cioè a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.» (Atti 10:34-41)

Fratelli nel Signore, vedete, dunque, come pure in tale messaggio di Evangelizzazione, che portò alla conversione di Cornelio e quelli di casa sua, tutti coloro che udirono la Parola, Pietro ha parlato della storia di Gesù di Nazaret, che è morto, è stato seppellito ed il terzo giorno è risuscitato dai morti e si è poi mostrato vivente ai suoi discepoli.

Anche l’Apostolo Paolo, nella sinagoga di Antiochia di Pisidia, avendogli chiesto di portare una parola di esortazione al popolo, partendo dalla storia d’Israele, è giunto a dire queste parole a riguardo di Gesù, il Messia atteso dai Giudei:

«Fratelli miei, figliuoli della progenie d’Abramo, e voi tutti che temete Iddio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza. Poiché gli abitanti di Gerusalemme e i loro capi, avendo disconosciuto questo Gesù e le dichiarazioni de’ profeti che si leggono ogni sabato, le adempirono, condannandolo. E benché non trovassero in lui nulla che fosse degno di morte, chiesero a Pilato che fosse fatto morire. E dopo ch’ebber compiute tutte le cose che erano scritte di lui, lo trassero giù dal legno, e lo posero in un sepolcro. Ma Iddio lo risuscitò dai morti; e per molti giorni egli si fece vedere da coloro ch’eran con lui saliti dalla Galilea a Gerusalemme, i quali sono ora suoi testimoni presso il popolo. E noi vi rechiamo la buona novella che la promessa fatta ai padri, Iddio l’ha adempiuta per noi, loro figliuoli, risuscitando Gesù, siccome anche è scritto nel salmo secondo: Tu sei il mio Figliuolo, oggi Io ti ho generato. E siccome lo ha risuscitato dai morti per non tornar più nella corruzione, Egli ha detto così: Io vi manterrò le sacre e fedeli promesse fatte a Davide. Difatti egli dice anche in un altro luogo: Tu non permetterai che il tuo Santo vegga la corruzione. Poiché Davide, dopo aver servito al consiglio di Dio nella sua generazione, si è addormentato, ed è stato riunito coi suoi padri, e ha veduto la corruzione: ma colui che Dio ha risuscitato, non ha veduto la corruzione. Siavi dunque noto, fratelli, che per mezzo di lui v’è annunziata la remissione dei peccati; e per mezzo di lui, chiunque crede è giustificato di tutte le cose delle quali voi non avete potuto esser giustificati per la legge di Mosè.» (Atti 13:26-39)

Anche ai Gentili di Atene, l’Apostolo Paolo, facendo appello alla loro religiosità, partendo nel parlare facendo riferimento ad un loro altare dov’era scritto “AL DIO SCONOSCIUTO”, ha fatto conoscere loro chi è il vero Dio, che non può abitare in templi fatti da mano d’uomo, che dà la vita ad ogni essere vivente, ed altre cose, fino a giungere ad introdurre il messaggio che salva per mezzo della fede in esso, ed ha detto, tra le altre, queste parole:

«Iddio dunque, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, fa ora annunziare agli uomini che tutti, per ogni dove, abbiano a ravvedersi, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell’uomo ch’Egli ha stabilito; del che ha fatto fede a tutti, avendolo risuscitato dai morti.» (Atti 17:30-31)

Quando gli Ateniesi udirono parlare della resurrezione dei morti, non furono per nulla d’accordo, a tal punto che non vollero più udirlo parlare in quel momento, e c’erano anche di quelli che si facevano beffe di lui. Paolo, parlando del fatto che Dio ha risuscitato Gesù dai morti, include il fatto che Gesù sia prima morto, ed il Padre ha stabilito che giudicherà il mondo con giustizia per mezzo del Suo Figliolo.

La reazione degli Ateniesi ci fa venire in mente che sta scritto che la parola della croce è pazzia per quelli che periscono; ma per noi che siam sulla via della salvazione, è la potenza di Dio(1 Cor. 1:18), e, benché sia Giudei che Greci non siano contenti nel sentire il messaggio di salvezza mediante la fede in Gesù Cristo che è morto sulla croce, è stato seppellito ed il terzo giorno è risuscitato dai morti, noi lo stesso predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per i Gentili, pazzia; ma per quelli i quali son chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio(1 Cor. 1:23-24).

Noi figlioli di Dio che siamo nati di nuovo per mezzo della fede in Cristo Gesù, sappiamo bene che il messaggio dell’Evangelo “è potenza di Dio per la salvezza d’ogni credente; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, secondo che è scritto: Ma il giusto vivrà per fede” (Rom. 1:16-17), perciò annunziano a tutti, sia ai Giudei che ai Gentili, il messaggio dell’Evangelo di Gesù Cristo, perché è solo per mezzo della fede in esso che si può essere salvati, e l’Apostolo Paolo lo ha scritto anche ai santi di Corinto per ricordare loro che erano stati salvati per mezzo dell’aver creduto nel messaggio dell’Evangelo e nel quale stavano saldi. Leggi tutto…

Fratello, bada di non naufragare quanto alla fede

6 Maggio 2024

Fratello, bada di non naufragare quanto alla fede

I Credenti, o pure tutta una Chiesa locale, possono raffigurarsi come se fossero una barca, ed il mare rappresenta la vastità del mondo, con le cose nascoste che non si vedono che sono celate nei suoi abissi, che a volte si agita e riempie la barca d’acqua, per farla affondare; quindi, se la barca (che è figura della Chiesa) si riempie dell’acqua di mare (le cose contaminate del mondo entrano nella Chiesa) fa inevitabilmente naufragio, affonda, non arriva alla sua destinazione che è il porto della Nuova Gerusalemme Celeste. Bisogna sapere che, se nella Chiesa le cose malvage del mondo PENETRANO pesantemente in essa, nei suoi ministri e conduttori specialmente, ad esempio come la superbia della vita e la concupiscenza della carne e degli occhi, PENETRANDO nei credenti, il cuore si riempie di cose immonde che pesano nella loro coscienza ed impedisce loro di svolgere coscienziosamente e di buona volontà i propri compiti e doveri di cristiano e di ministro; il peccato e le cose del mondo fanno perdere gli equilibri interiori e l’autocontrollo, perciò coloro che si fanno vincere e avviluppare di nuovo dai peccati del mondo, finiscono per naufragare quanto alla fede, il fallimento è certo, non si arriva alla destinazione sperata, non erediteranno il Regno di Dio (cfr. 1Cor. 6:9-10; 1Tim. 1:19).

Qualcuno potrebbe pensare che, visto i pericoli che provengono dal mondo, si potrebbe isolare dal mondo, ma ciò non è conforme alla volontà di Dio, perché Gesù fece questa preghiera al Padre:

«Io non ti prego che tu li tolga dal mondo,

ma che tu li preservi dal maligno.» (Giov. 17:15)

Quindi, i credenti, che sono la luce del mondo ed il sale della terra, devono per forza stare in mezzo al mondo che giace nel maligno, per illuminarlo, deve perciò dare al mondo, e da esso non deve prendere nulla, perché con le sue falsità e la sua malvagità non deve PENETRARE NELLA CHIESA, non deve PENETRARE nel cuore dei CREDENTI, altrimenti affondano di bel nuovo nel peccato e nella malvagità, e la Parola seminata in loro non porta frutto, viene soffocata, affoga e non serve a nulla tutto il percorso già fatto, se la barca affonda, se il cuore è infruttuoso, conta solo il fatto che non si arriva a destinazione (cfr. Ez. 18:24).

Gesù ha insegnato, tra l’altro, queste cose attraverso la parabola del seminatore:

«Ed altri sono quelli che ricevono la semenza fra le spine; cioè coloro che hanno udita la Parola;

poi le CURE MONDANE e l’INGANNO DELLE RICCHEZZE e le CUPIDIGIE DELLE ALTRE COSE, PENETRATI in loro, affogano la Parola, e così riesce infruttuosa» (Marco 4:18-19).

Cure mondane. Ogni giorno anche i credenti, come pure quelli del mondo, sono indaffarati nel lavoro per potersi guadagnare il cibo e le altre cose necessarie e a compiere tante altre cose, sia le donne che gli uomini, e può avvenire che molte delle cose che si fanno non piacciono al Signore, non sono utili per il Regno di Dio, dedicando pochissimo tempo ogni giorno per pregare Iddio, leggere le Scritture e andare a trovare i fratelli e le sorelle, per condividere con insieme la fede comune. Taluni lavorano talmente tanto tempo che guadagnano molto di più di quanto gli necessita, ma non si danno pensiero di crescere spiritualmente, e neppure considerano che il di più lo dovrebbero dedicare ai poveri che non hanno nulla, ma tesoreggiano in vista solo per sé stessi. Altri ancora si creano tanti problemi del come si devono vestire e cosa mangiare, si fanno pure prendere dall’ansietà di ciò che accadrà il domani, non stanno bene interiormente se le cose non vanno come pianificano, non dormono la notte; quei tali dimenticano volontariamente che sta scritto che sono quelli del mondo che riguardano a tali cose e le ricercano, noi credenti dobbiamo essere semplici e non farci vincere da nessuna ansietà della vita, si deve essere certi che sarà il Signore a provvedere ogni cosa necessaria in ogni circostanza e ad ogni età; ciò lo devono considerare e dare l’esempio soprattutto coloro che Iddio ha veramente stabilito come ministri dell’Evangelo, ed è una cosa vergognosa vedere un sedicente ministro di Dio che accumula il denaro delle offerte dei santi, che si sono tolti il pane dalla bocca per donare a quel tale ministro, quando questi li usa, non per vivere, ma per fare tesoro ed ingrossare i propri conti per il futuro incerto. Ma se uno è un ministro di Dio per davvero, come può anche solo pensare o far pensare gli altri che Dio si dimentichi dei suoi servi quando sono tardi d’età? La maggior parte dei problemi si spiegano sempre con la mancanza di fede, quando in un credente non c’è fede, si comporta di conseguenza, e nella sua condotta ci saranno sempre delle ombre peggiori persino di quelli del mondo. Molti sono i credenti nati di nuovo che cercano molte scuse pur di non assolvere prima di tutto ai loro doveri di cristiano, si fanno prendere dalle cure mondane, dalle cose di questo mondo, dall’ansietà della vita, e ad esse si dedicano totalmente, trascurando la preghiera, lo studio della Parola di Dio e la comunione fraterna, oltre che l’Evangelizzazione. Molte delle cure mondane sono anche lecite da compiere, tuttavia non tutte sono utili per l’edificazione e la crescita spirituale, come il lavorare, ma bisogna tenere conto che c’è un limite, se dipende dal credente, questi deve dare un fermo alla quantità di ore di lavoro, per lasciare anche del tempo da dedicare per crescere spiritualmente e migliorarsi ogni giorno (cfr. Luca 10:41, 12:17-21, 29-30, 14:18-20, 21:34; Filipp. 4.6; 2Tim. 4:10). Leggi tutto…

Vi ricordo l’opera necessaria da compiere di confortare i fratelli

5 Maggio 2024

Vi ricordo l’opera necessaria da compiere di confortare i fratelli

L’Apostolo Paolo, nel finale della sua epistola ai santi di Tessalonica, ha scritto queste parole alle quali bisogna porre molta attenzione, e mettere in pratica accuratamente, per il bene di ogni singolo fratello:

«V’esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, ad esser longanimi verso tutti.» (1 Tess. 5:14)

Tra le cose che Paolo ha esortato di fare, c’è anche quella di confortare i fratelli, quelli che sono scoraggiati per aver fallito in qualcosa, che magari hanno peccato e sono venuti meno in qualcosa.

Confortare significa trasmettere efficacemente un sentimento di sollievo ad una persona scoraggiata o afflitta da dolori, da preoccupazioni e dalle varie prove che si trova ad attraversare nella sua vita. Quindi, è molto importante sostenere moralmente ed incoraggiare i fratelli ad andare avanti, risollevare quelli che cadono, ed aiutare e fare forza per ben sopportare le prove e le sofferenze che si stanno vivendo, o che si dovranno passare.

A motivo della Parola i credenti soffrono e vengono perseguitati, sia da credenti invidiosi e carnali, sia dai non credenti, che talvolta possono essere anche dei familiari convertiti, con i quali si vive a stretto contatto, perciò la sofferenza può raggiungere dei livelli insopportabili, molto scoraggianti. Perciò, è qui che ogni singolo credente che conosce lo stato di sofferenza dei fratelli, deve intervenire con parole di incoraggiamento e conforto per sostenerlo, per aiutarlo a perseverare nella fede sino alla fine, affinché egli non venga meno e non si lasci schiacciare dalle prove e dalle sofferenze.

Gli Apostoli Paolo e Sila, subito dopo aver evangelizzato Lidia e cacciato dei demoni che erano in una indovina, furono arrestati e battuti pubblicamente, poi annunziarono l’Evangelo anche al carceriere di Filippi ed alla sua famiglia, i quali si convertirono, dopo furono liberati ed avvenne questo:

«Allora essi, usciti di prigione, entrarono in casa di Lidia; e veduti i fratelli, li confortarono, e si partirono.» (Atti 16:40)

Lidia e la sua famiglia si erano convertiti da poco, e videro subito come furono trattati Paolo e Sila, e di conseguenza avrebbero dovuto capire che la medesima sofferenza sarebbe toccata anche a loro quando avrebbero cominciato a parlare della grazia di Dio che li ha salvati; ma ciò che accadde a Paolo e Sila era di consolazione e conforto, perché ciò manifestava chiaramente che Iddio controlla ogni cosa, ed anche in mezzo alla sofferenza, che avviene comunque secondo il suo disegno, il nome di Dio e del nostro Signore Gesù Cristo viene sempre glorificato, di conseguenza non avrebbero dovuto scoraggiarsi e non si sarebbero dovuti trarre indietro quando sarebbe venuta per loro la sofferenza e la persecuzione.

Purtroppo, come c’insegna anche la parabola del seminatore, ci sono di quelli che, una volta venuta la prova o la persecuzione, si scoraggiano e si traggono indietro, secondo quanto ha insegnato Gesù:

«E quelli sulla roccia son coloro i quali, quando hanno udito la Parola, la ricevono con allegrezza; ma costoro non hanno radice, credono per un tempo, e quando viene la prova, si traggono indietro.» (Luca 8:13) (cfr. Matt. 13:20-21)

Da ciò che comprendiamo dalla meditazione attenta della parabola del seminatore a proposito dei cuori rappresentati dal terreno roccioso, verso le piantine che non sono mature, che sono i credenti appena convertiti, bisogna operare in modo che siano al più presto fortificati e pure confortati prontamente nei momenti in cui soffrono per le prove della loro fede e per le persecuzioni a cagione della Parola, vanno continuamente seguiti, perfezionati, fatti crescere fino a farli giungere a maturità e portino frutto ad esuberanza ed in maniera permanente.

Persino Gesù, quando pregò sul monte degli Ulivi, la notte che fu arrestato, era oppresso da tristezza mortale (cfr. Matteo 26:38), perché sapeva quali sofferenze lo attendevano da lì a poco, perciò ci fu bisogno che “un angelo gli apparve dal cielo a confortarlo” (Luca 22:43). Ora, se Gesù ebbe bisogno di essere confortato, Egli che è il nostro duce e perfetto esempio di fede, tanto più hanno bisogno di conforto tutti i credenti che sono afflitti.

Perciò, cari nel Signore, sapendo che tutti i figli di Dio sono destinati a soffrire in questa vita, ad essere perseguitati, abbiamo tutti bisogno di essere CONFORTATI, di ricevere delle parole di conforto, di sapere che i fratelli pregano per noi, bisogna confortarsi a vicenda come pure scrisse Paolo ai santi di Roma ci confortiamo a vicenda mediante la fede che abbiamo in comune, voi ed io.(Rom. 1:12). Vedete dunque, quanto è importante incontrarsi di persona con i fratelli? Infatti, sapendo ciò, Paolo desiderava incontrare i santi di Roma, per confortarsi a vicenda, perché anche lui aveva bisogno di essere confortato dai fratelli, nella stessa maniera degli altri semplici discepoli di Gesù Cristo.

Ecco parole scritte da Paolo per confortare ed incoraggiare i fratelli a non venire meno nella fede, a causa della sofferenza e delle prove a cui i credenti sono o saranno certamente sottoposti:

«Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figliuoli di Dio;

e se siamo figliuoli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo,

se pur soffriamo con lui, affinché siamo anche glorificati con lui.

Perché io stimo che le sofferenze del tempo presente non siano punto da paragonare con la gloria che ha da essere manifestata a nostro riguardo.» (Rom. 8:16-18)

Cari nel Signore, qualsiasi situazione voi stiate vivendo, qualsiasi sofferenza voi stiate passando, considerate quelle parole di Paolo, e ricordatevi che voi siete stati scelti dal Padre e siete stati fatti figlioli di Dio facendovi nascere di nuovo, dunque, non dimenticatevi mai che siete eredi della vita eterna, cosa che il Padre non ha fatto con tutti gli uomini, ma solo con un piccolo gregge che si è scelto, e voi fate parte di quel piccolo gregge, e tenete bene da conto che le sofferenze di questa vita, benché vi paiano insopportabili, non sono neppure da paragonare con la GLORIA di Dio che si manifesterà a suo tempo, con la vita eterna che ci aspetta nei cieli, dove verrà il momento che ci riposeremo delle nostre fatiche e dalle nostre sofferenze, e saremo ripieni di pace e di gioia profonda nel nostro cuore, e saremo sempre alla presenza del Signore. Fratelli nel Signore, fatevi dunque forza, non scoraggiatevi, non abbattetevi, ma rinforzate le vostre mani e le vostre ginocchia vacillanti, con la perseveranza nella preghiera e nella lettura della Parola dell’Iddio vivente e vero, perché tali cose tengono viva la fiamma della fede e non permetteranno che veniate meno. Bisogna tenere sempre viva la speranza di ciò che ci attende quando passeremo a miglior vita, seppur rimaniamo fermi nella fede sino alla fine.

La preghiera è la cosa più forte davanti a Dio per un credente, è il combattimento più arduo contro la carne e contro il regno delle tenebre, è difficile da praticare con costanza e nella maniera giusta, ma bisogna combattere, non tirarsi indietro, perseverando nella preghiera per i santi, chiedendo a Dio di fortificare i fratelli affinché non vengano meno e siano confortati nei loro cuori e abbondino nell’amore, come pure faceva l’Apostolo Paolo nelle sue preghiere:

«Poiché desidero che sappiate qual arduo combattimento io sostengo per voi e per quelli di Laodicea e per tutti quelli che non hanno veduto la mia faccia; affinché siano confortati nei loro cuori essendo stretti insieme dall’amore, mirando a tutte le ricchezze della piena certezza dell’intelligenza, per giungere alla completa conoscenza del mistero di Dio: cioè di Cristo, nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti.» (Col. 2:1-3)

Perciò, cari fratelli e sorelle nel Signore, considerando tutte le cose che vi ho brevemente sopra esposto, e tenendo bene a mente tutti i passi della Scrittura che vi ho riportato, è doveroso sapere che l’opera di confortare, di sostenere moralmente ed incoraggiare e consolare i fratelli afflitti, dev’essere un’opera che tutti devono compiere e, soprattutto i ministri di Dio e coloro che sono preposti da Dio ad essere degli esempi del gregge del Signore per condurlo e guidarlo, devono tenere in grande considerazione il bisogno che c’è nella Chiesa di portare conforto alle anime sofferenti, sapendo che tale opera dev’essere fatta con costanza e nella maniera corretta, così da portare grandi benefici ad ogni singolo credente, facendo in modo che nessuno rimanga indietro, nessuno rimanga sopraffatto dal dolore e dalla sofferenza, e nessuno giunga a trarsi indietro.

Diletti e fedeli nel Signore, vi scrivo queste cose per ricordarvi quali sono i vostri doveri in Cristo Gesù, inverso i fratelli, per tener conto di quali opere è necessario che tutti compiano in mezzo alla Chiesa, soprattutto che siano i servi di Dio a dare l’esempio, e in quel sentiero buono e stabilito da Dio, saranno seguiti da tutti i membri della Chiesa. Il dare l’esempio concreto per il bene della Chiesa vale molto di più che molte parole. Le parole senza portare un esempio concreto con la propria condotta di vita, è come un albero che è pieno di foglie verdi, ma non ha frutti, e sta lì solo a rendere improduttivo il terreno.

Cari nel Signore badate dunque a come ascoltate, e badate che nessuno vi seduca con vani e manipolatori ragionamenti.

L’amor mio è con tutti voi in Cristo Gesù.

Giuseppe Piredda

Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti all’Eterno che ci ha fatti

4 Maggio 2024

Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti all’Eterno che ci ha fatti

Nel libro dei Salmi stanno scritte queste bellissime parole che manifestano qual è la volontà di Dio, in merito alla preghiera e all’adorazione che Gli vengono rivolti, ricordando sempre che è lo Spirito anto che ha ispirato degli uomini di Dio a scrivere le sacre Scritture:

«Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti all’Eterno che ci ha fatti! Poich’egli è il nostro Dio, e noi siamo il popolo ch’egli pasce, e il gregge che la sua mano conduce» (Salmo 95:6-7).

Mosè ed Aronne per intercedere per il popolo davanti all’Eterno che si era adirato, si prostrarono con la faccia a terra, si inginocchiarono e presentarono a Dio le loro richieste (cfr. Num. 16:22), e furono ascoltati ed esauditi.

Anche i Profeti Daniele ed Ezechiele si inginocchiavano per intercedere per il popolo d’Israele e per invocare Iddio (cfr. Ez. 11:13; Dan. 6:10).

Persino Gesù pregava il Padre in ginocchio, secondo quanto è scritto:

«E giunto che fu sul luogo, disse loro: Pregate, chiedendo di non entrare in tentazione. Ed egli si staccò da loro circa un tiro di sasso; e postosi in ginocchio pregava, dicendo: Padre, se tu vuoi, allontana da me questo calice! Però, non la mia volontà, ma la tua sia fatta.» (Luca 22:40-42)

Gli Apostoli, avendo imparato tutte le cose dal Signore Gesù Cristo ed essendo guidati in tutta la verità dallo Spirito santo, pregavano in ginocchio, insieme ai discepoli, come ci fa sapere Luca nei fatti apostolici:

«Quando ebbe dette queste cose, si pose in ginocchio e pregò con tutti loro» (Atti 20:36),

ed ancora:

«E trovati i discepoli, dimorammo quivi sette giorni. Essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non metter piede in Gerusalemme; quando però fummo al termine di quei giorni, partimmo per continuare il viaggio, accompagnati da tutti loro, con le mogli e i figliuoli, fin fuori della città; e postici in ginocchio sul lido, facemmo orazione e ci dicemmo addio; poi montammo sulla nave, e quelli se ne tornarono alle case loro” (Atti 21:4-6).

Perciò, cari nel Signore, è bene che sappiate e consideriate il fatto che la volontà di Dio per quanto riguarda il modo di praticare la preghiera, sia da soli in casa che in comunità insieme ai fratelli, è quella che si adori, si preghi e si invochi Iddio inginocchiati. Anche oggi, dunque, tutti coloro che hanno creduto nel Signore Gesù Cristo, sono diventati figlioli di Dio e sono nati di nuovo, se non ci sono impedimenti di salute fisica, devono tutti quanti pregare inginocchiati, perché tale è la volontà di Dio. Sono solo chiacchiere quelle che taluni dicono che basta che si inginocchi il cuore, perché non è così, quei tali sono dei ribelli che parlano in quella maniera, che non vogliono sottomettersi a Dio e agli insegnamenti della Sua Parola. Se si rifiutano di stare alla presenza di Dio come piace al Signore, chissà quante altre cose contrarie alla volontà di Dio praticano, saranno veramente tante, non hanno timore di Dio e disprezzano gli insegnamenti della Parola. Leggi tutto…

Allegrezza: una parola su quel sentimento che fa parte del frutto dello Spirito santo

3 Maggio 2024

Allegrezza: una parola su quel sentimento che fa parte del frutto dello Spirito santo

Ad Antiochia di Pisidia, gli Apostoli Paolo e Barnaba annunziarono l’Evangelo nella sinagoga dei Giudei, e molti di essi si convertirono al Signore e pure dei Gentili furono salvati.

Gli altri Giudei, invece, che non credettero, furono pieni d’invidia e si misero a contraddire e a perseguitare gli Apostoli, istigarono delle persone influenti ed importanti del tempo per fare del male ai santi, soprattutto a Paolo e Barnaba e li scacciarono dai loro territori.

Benchè perseguitati e scacciati, il cuore di coloro che credettero era pieno d’allegrezza e di Spirito santo, come ha scritto Luca:

«E i discepoli eran pieni d’ALLEGREZZA e di Spirito santo» (Atti 13:52)

Dunque, i cuori di coloro che avevano creduto abbondavano di ‘ALLEGREZZA’, di quel “sentimento di viva gioia che si prova per essere stati salvati ed essere diventati figlioli dell’Iddio Altissimo, nella speranza di ereditare la vita eterna; quel sentimento forte e profondo presente nel cuore, si riflette anche esteriormente nell’aspetto, nel viso, negli occhi ed anche nel comportamento che si pone in essere”.

L’allegrezza è parte integrante del frutto dello Spirito santo, come ha scritto Paolo ai santi della Galazia:

«Il frutto dello Spirito, invece, è amore, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza» (Gal. 5:22)

Si può capire bene, anche per esperienza vissuta da tutti coloro che sono stati salvati e sono diventati figlioli di Dio, che un credente dev’essere felice e pieno di allegria nel proprio cuore, a motivo del grande dono della salvezza che ha ricevuto dal Signore, perché è stato fatto da Dio Suo figliolo, erede anch’egli della vita eterna. Mentre prima si era perduti nei falli e nei peccati, e l’ira di Dio era sopra i peccatori, la tristezza e la paura dei giudizi di Dio dominava sul peccatore, ma con la nuova nascita tutte le paure e la tristezza scompaiono per lasciare il posto ai sentimenti di gioia e di felicità.

Considerando bene il beneficio che si è ricevuto da Dio, non deve esserci più tristezza e negatività nel cuore dei credenti, la depressione ed ogni cosa negativa deve essere spazzata via dalla loro vita.

La speranza della vita eterna, della fine che farà il credente che rimane fedele, che per mezzo della fede diventa assoluta certezza, lo porta dunque ad essere pieno di gioia e d’allegrezza, la tristezza non può trovare più posto nel suo cuore.

Se un credente è triste senza un motivo valido e comprensibile, come un lutto, una persecuzione ad esempio, se si sente depresso, la cosa non va bene ed egli deve esaminare bene sé stesso per capire cosa c’è che non va e che lo porta a deprimersi e lo rende triste; se è a causa del peccato, egli deve ravvedersi ed abbandonare il suo comportamento che dispiace al Signore, ed il sangue di Gesù lo purifica da ogni peccato e la comunione con Dio ed anche l’allegrezza torneranno ad abbondare nel suo cuore. Il peccato può facilmente avvolgere di nuovo il credente, ma Iddio è misericordioso e mediante il sangue di Gesù libera tutti coloro che sono schiavi del peccato. Leggi tutto…

I veri figlioli di Dio non maledicono i loro nemici e non fanno alcun male a quelli che li perseguitano

2 Maggio 2024

I veri figlioli di Dio non maledicono i loro nemici e non fanno alcun male a quelli che li perseguitano

L’Apostolo Paolo ha scritto questa esortazione e comandamento ai santi di Roma:

«Benedite quelli che vi perseguitano;

benedite e non maledite.» (Rom. 12:14)

Sicuramente tale comportamento, l’Apostolo Paolo lo ha imparato da Gesù, infatti Egli diede questo insegnamento ai suoi discepoli:

«Voi avete udito che fu detto: Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico.

Ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figliuoli del Padre vostro che è nei cieli; poiché Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.» (Matteo 5:43-45)

Prima, sotto la Legge, vigeva la regola di amare l’amico, il prossimo, e di odiare il nemico; ma Gesù ha portato un cambiamento, ora, sotto la grazia, vige quel comandamento d’amore datoci dal Maestro, che è quello di amare anche i propri nemici e quelli che ci perseguitano, al fine di essere effettivamente dei figlioli di Dio, comportandosi di conseguenza come Gesù ha ordinato e non come pare al proprio cuore e ai desideri della propria carne. Chi odia il fratello ed anche il proprio nemico, non si comporta da figliolo di Dio, e scandalizza il mondo che lo vede compiere e dire certe cose malvage.

Non solo, quindi, i credenti non devono fare alcun male a nessuno, amico o nemico che sia, neppure a quelli che li perseguitano, ma come ha scritto Paolo ai santi di Roma nel passo sopra riportato, non devono neppure maledire coloro che li perseguitano.

Quante volte diciamo ai fratelli o anche a persone del mondo queste parole: ‘Dio ti benedica!’. Quando lo facciamo con tutto il cuore, tali parole arrivano in cielo, davanti a Dio, sono come una invocazione rivolta a Dio affinché Egli faccia scendere ogni bene a quella persona, si desidera che non gli succeda nulla di male e prosperi nel bene in ogni cosa. Al contrario, se si maledice qualcuno, si invoca Iddio affinché faccia scendere del male su quella persona e addirittura su tutta la sua famiglia e gli vada male ogni cosa.

Dunque, maledire qualcuno significa desiderare ardentemente con tutto il cuore che gli accada qualcosa di male, che gli venga addosso del male, persino la morte, e ciò lo rallegra. Maledire è come imprecare del male contro qualcuno, come fare una preghiera a Dio chiedendogli di operare per far scendere del male verso qualcuno, verso i persecutori (cfr. 2Sam. 16:5-9). Leggi tutto…

L’Evangelizzazione va fatta soprattutto faccia a faccia con il peccatore

1 Maggio 2024

L’Evangelizzazione va fatta soprattutto faccia a faccia con il peccatore

Dopo aver letto la testimonianza di un bambino che, contrariamente alla volontà di suo padre perché pioveva, un giorno volle andare ad Evangelizzare, ed avendo portato un messaggio di salvezza col sorriso e con il cuore ad una donna anziana che proprio in quel giorno stava preparando per impiccarsi, a motivo di quel messaggio e per aver visto quel viso gioioso, non portò a termine il gesto estremo e terribile che aveva intenzione di compiere. Dopo tempo lei stessa raccontò nella comunità di quel bambino di ciò che successe in quel giorno e di come il Signore Gesù Cristo l’ha salvata, ed il padre del bambino, che era il Pastore di quella comunità, ricevette da Dio una grande lezione, come pure sta scritto:

«Chi bada al vento non seminerà; chi guarda alle nuvole non mieterà» (Eccl. 11:4)

Leggendo quella bella, edificante e commovente testimonianza, mi sono ricordato che diversi anni fa, con una Comunità Evangelica Pentecostale della città di Forlì, ogni sabato si andava quasi tutti i membri insieme ad Evangelizzare nei parchi, nelle piazze e nelle strade della città, e lo facevamo con volantini e con microfono e casse. Per la grazia di Dio in quel periodo di tempo ho Evangelizzato moltissime persone, delle quali sono state anche molte quelle che hanno ascoltato interessate e sono state felici di sentire il messaggio dell’Evangelo che salva il peccatore. All’Evangelizzazione seguiva tutta la settimana la preghiera per la loro salvezza, cosa che, qualcuno che è stato incontrato successivamente, ha pure testimoniato che ha sentito che in quella settimana si era pregato per lui. Le cose da raccontare che sono avvenute sono veramente tante, ma voglio raccontarvi questo, che si collega a quanto raccontato sopra del bambino e della donna anziana. Un giorno in un parco, durante una Evangelizzazione, stavamo ritirando tutto e stavamo per andar via, ed un fratello mi chiese se quella donna seduta nella panchina vicino a noi l’avevamo già evangelizzata; ma ciò non era stato fatto, allora presi un volantino e per concludere senza tralasciare nessuno, mi accostai a lei, la vidi che era molto triste, con lo sguardo perso nel vuoto, e neppure mi guardava in faccia quando le parlavo, ma io le volli annunziare lo stesso il messaggio di salvezza, ed ella ascoltò senza dire niente, al che io finì e me ne andai con gli altri, e come facevo sempre, le chiesi se gradisse che pregassi per lei e per la sua conversione, ed ella accettò.

Uno dei sabati successivi in cui uscivamo per evangelizzare, avvenne che in piazza si unì anche quella donna che volle prendere il microfono per testimoniare, e disse a tutti coloro che erano in piazza che una mattina si preparò dei veleni da bere in una tazza, perché voleva farla finita perché il suo cuore infranto e sofferente d’amore non reggeva più il dolore, ma prima decise di fare un’ultima passeggiata al parco, dove si sedette ed io le parlai della salvezza per fede in Cristo Gesù. Quando tornò a casa e prese quel beverone di veleno in mano per berlo, disse che le tornavano in mente tutte le parole su Gesù che io le dissi e non riuscì a bere quel veleno, al che poi disse che credette e fu pure salvata mediante la fede nell’Evangelo di Gesù Cristo.

Noi tutti della Chiesa non sapevamo ancora nulla di tutto ciò che disse quella sorella e rimanemmo a bocca aperta al sentire quelle parole, anche noi imparammo in piazza in quel momento l’esperienza che lei ha vissuto, come pure hanno sentito tutti gli altri pagani che hanno ascoltato quelle parole.

Dopo un primo momento di sorpresa, fui molto felice nel mio cuore nel sentire quelle parole, mi sentii pieno di gioia nel cuore, prima di tutto perché una vita è stata salvata dalla morte, poi un’anima è stata purificata dai peccati ed è stata salvata per fede nell’Evangelo di Gesù Cristo, ed è stata scampata dal finire all’inferno; ciò fu per me un grande incoraggiamento ed una conferma della via che stavo percorrendo, che Iddio era con me.

Cari nel Signore, da tutto ciò che è stato detto, ne traiamo l’insegnamento che, colui che sente nel cuore di evangelizzare deve ANDARE per strada e per le piazze, perché è là che si trovano i peccatori da Evangelizzare, ed è cosa buona ed efficace parlare faccia a faccia con i peccatori ed annunziare loro l’Evangelo, tutto il resto che si fa, con la pretesa di evangelizzare, è discutibile, ogni cosa si può fare, ma bisogna valutare bene l’utilità e l’efficacia che i mezzi di Evangelizzazione hanno, ma questo non vuole dire che utilizzare i mimi è cosa buona, ma quello che voglio dire è che la cosa che più è importante nella Evangelizzazione è avere il peccatore vicino, faccia a faccia, per trasmettergli non solo le parole, ma pure i sentimenti che si sentono nel cuore in quel momento. L’Evangelo è il messaggio d’amore di Dio, e bisogna che sia trasmesso con amore.

Purtroppo, ci sono di quelli che non hanno piacere di rischiare nell’andare nelle piazze e nelle strade ad Evangelizzare i peccatori, né pensano in alcun modo di compiere delle fatiche in mezzo ai peccatori, perché, lo ammetto, talvolta è stato anche pericoloso Evangelizzare per strada per diversi motivi, ma Iddio ci ha liberati da ogni male; chi rimane a casa non semina, di conseguenza non potrà raccogliere.

Per Evangelizzate bisogna muoversi, si deve ‘andare’, infatti è scritto che bisogna indossare anche i calzari della prontezza che dà l’Evangelo:

«Perciò, prendete la completa armatura di Dio, … e calzati i piedi della prontezza che dà l’Evangelo della pace (Efes. 6:13, 15).

I calzari si mettono per muoversi, per uscire di casa, dalla propria zona di conforto e di sicurezza, non si mettono i calzari per stare fermi, e ciò si collega con quanto ha detto Gesù ai suoi servitori che si è scelto:

«Andate; ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi.» (Luca 10:3)

Se qualcuno dice di essere un ministro dell’Evangelo ha pure l’obbligo di ANDARE ad Evangelizzare i peccatori, faccia a faccia, non deve assolutamente stare fermo nel divano ad oziare, con un microfono in mano non può sostituire l’opera di ‘andare ad evangelizzare’ come vuole il Signore.

Sta anche scritto:

«Gesù disse loro: Seguitemi, ed io farò di voi dei pescatori d’uomini.» (Marco 1:16-17)

Per pescare devi ANDARE, prendere le reti, salire in barca per passare dallo stato naturale della terra ferma al mare che è sempre in movimento, per gettare le reti e pescare le anime da salvare. Tutto ciò che è collegato all’Evangelizzazione fa riferimento ad ‘andare’ e a ‘muoversi’ per raggiungere i peccatori, questa è la condizione normale di Evangelizzazione. Poi, certo, può accadere eccezionalmente, e mi è successo a me personalmente, che dei peccatori che Dio voleva che fossero evangelizzati, bussino alla porta e sentano l’Evangelo della salvezza. Leggi tutto…

Si viene salvati per mezzo della fede, e senza fede non si può piacere a Dio

30 aprile 2024

Si viene salvati per mezzo della fede, e senza fede non si può piacere a Dio

Le sacre Scritture insegnano che la salvezza, la rigenerazione spirituale, la nuova nascita, che è quell’esperienza per mezzo della quale i peccati sono lavati dalla coscienza del peccatore, avviene soltanto per mezzo della fede nell’Evangelo di Gesù Cristo, dopo essersi ravveduti, pentiti sinceramente per i propri peccati (cfr. Giov. 3:3, 3:5; Giac. 1:18; 1Pietro 1:22-23).

Non sono le opere che uno fa in questa vita che possono salvarlo dalla perdizione eterna, ma solo la fede in Gesù Cristo, solo per mezzo d’essa si diventa figlioli di Dio (cfr. Giov. 1:12-13). Chi non è nato di nuovo e non è stato lavato dai suoi peccati, non ha fede ed è ancora morto nei suoi falli e nei suoi peccati.

L’Apostolo Paolo ha scritto queste parole ai santi di Efeso:

«Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d’opere, affinché niuno si glorî» (Efes. 2:8-9)

Dunque, l’Apostolo e Dottore dei Gentili predicava che l’uomo peccatore può essere salvato solo per la grazia di Dio, mediante la fede sempre donata da Dio, e ciò non può venire dalla persona, non viene data per meriti né per opere compiute, ma solo per mezzo della fede, dono di Dio.

La fede, dunque, per l’ottenimento della salvezza, dopo essersi ravveduti, è ciò che permette ai peccatori di essere salvati. Di conseguenza, vista la notevole importanza che riveste la fede per la salvezza delle anime, dev’essere oggetto di notevole studio da parte di tutti, sia di quelli che non sono salvati, perché chiedano in preghiera a Dio di essere salvati e di ricevere la fede che gli è utile per credere nell’Evangelo con tutto il cuore, sia ai credenti, perché devono ricordare sempre che è la fede che li ha salvati, perciò, sanno per esperienza che devono annunziare ai peccatori di essere salvati per mezzo della fede.

Le sacre Scritture sono piene di esempi di uomini di Dio che hanno avuto fede in Dio (cfr. Ebrei 11:1-10), che si devono studiare bene, cominciando proprio dalla definizione di fede, che lo scrittore agli Ebrei la definisce in questo modo:

«Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono.» (Ebrei 11:1)

Gli uomini, che sono tutti peccatori e perduti nei loro falli e nei loro peccati (cfr. Rom. 3:9-20; Efes. 2:1-3), spera di essere salvato da Dio, e per mezzo della fede quella speranza diventa certezza assoluta, perché sperimenta la grazia di Dio ed il suo perdono, i suoi peccati con la nuova nascita vengono purificati dalla sua coscienza, diventa figliolo di Dio, erede della vita eterna con certezza assoluta per mezzo della fede. Un uomo che ha fede, non dubita nel suo cuore di nessuna parola che è scritta nella Bibbia.

La Scrittura insegna che la fede che rigenera spiritualmente il peccatore, deve permanere nel cuore del credente sino alla fine dei suoi giorni, perché se viene meno nella fede, se si tira indietro e non persevera nella fede in Gesù Cristo sino alla fine, non sarà gradito a Dio (cfr. Ebrei 10:38), perché senza fede è impossibile piacergli; poiché chi s’accosta a Dio deve credere ch’Egli è, e che è il rimuneratore di quelli che lo cercano” (Ebrei 11:6).

Pertanto, è doveroso annunziare alle anime perdute che si ravvedano e credano con tutto il cuore nell’Evangelo di Gesù Cristo per essere salvate, ma è altrettanto importante che si predichi la Parola ai santi, che si esortino i fratelli a studiare anche da soli le sacre Scritture, perché è attraverso la Parola di Dio che la fede si alimenta e cresce, secondo quanto ha scritto Paolo ai santi di Roma:

«Così la fede vien dall’udire e l’udire si ha per mezzo della parola di Cristo.» (Rom. 10:17)

Dunque, diletti e fedeli nel Signore, voi che avete conosciuto il Signore Gesù Cristo e siete stati salvati, badate a tenere sempre viva la vostra fede, ponete in atto tutti i vostri doveri nel Signore, perseverate nella preghiera e nello studio della Parola di Dio, perché altrimenti la fede muore. Badate a come ascoltate e badate che nessuno vi seduca con vani e manipolatori ragionamenti.

Giuseppe Piredda

 

 

 

Gli scritti dei libri canonici della Bibbia insegnano che non si deve pregare per i morti

29 aprile 2024

Gli scritti dei libri canonici della Bibbia insegnano che non si deve pregare per i morti

I preti Cattolici Romani insegnano ai loro seguaci che bisogna pregare per i morti, perché danno per scontato che essi stiano soffrendo in purgatorio, perciò grazie alle preghiere fatte dai viventi che sono ancora sulla terra, si possono alleviare le loro sofferenze e un giorno arrivino a passare dal purgatorio al Paradiso di Dio. Su questo si basano diverse messe per i morti con tanto di elargizione di denaro, quindi su tale falsa credenza vi girano molti soldi che entrano nelle tasche dei preti. Bisogna dire anche questo, com’è giusto che sia.

Nella Bibbia, nei sessantasei libri canonici, non è insegnato che si può o si deve pregare per i morti, si trova qualcosa scritto nel libro dei Maccabei, ma esso è un libro apocrifo, che non è sato ispirato da Dio e non fa parte dei libri canonici ispirati da Dio, perciò non può essere preso per costruirci sopra una dottrina, una verità biblica, perché esso non è da Dio, ma è stato scritto da uomini non ispirati dallo Spirito santo a scrivere quelle parole. Esso può anche dare qualche informazione storica, ma non è comunque un libro ispirato da Dio, non ha l’autorità degli scritti canonici.

Si comprende, quindi, che è molto pericoloso lasciare inseriti nella Bibbia anche i libri apocrifi, lasciarli insieme a quelli canonici ispirati da Dio, perché la loro citazione può trarre in inganno molte persone, trovandosi in diverse versioni bibliche quegli scritti apocrifi che non sono da Dio, nello stesso libro stampato che è chiamata Bibbia insieme a quelli canonici; perciò dare origine a false dottrine e farle accettare dai seguaci del papa è più semplice se i libri ispirati da Dio sono mischiati con quelli che non sono stati voluti da Dio.

Quando si parla di Bibbia e si dice che essa è Parola di Dio, si vuole intendere che solo i libri canonici sono la base su cui si può prendere per accettare e insegnare le verità bibliche, bisogna escludere categoricamente i libri apocrifi, come lo sono quelli dei Maccabei. Ma ce ne sono anche altri libri apocrifi (o chiamati anche deuterocanonici), che vi elenco di seguito, che potreste trovare inseriti nella Bibbia che stampa la Chiesa Cattolica mariana, ma si possono anche trovare nelle Bibbie a stampa protestante, come quella della Diodati; si ritiene che i libri apocrifi siano stati redatti nel periodo di tempo fra l’Antico ed il Nuovo Testamento: il terzo ed il quarto libro di Esdra, libro di Tobia, libro di Giuditta, Aggiunte a Ester, libro della Sapienza di Salomone, il libro dell’Ecclesiastico (Siracide), libro di Baruc, il Cantico dei tre fanciulli, Storia di Susanna, Storia d Bel e del dragone, la Preghiera di Manasse, primo e secondo libro dei Maccabei.

Pertanto, cari fratelli e sorelle nel Signore, quando leggete una versione biblica, prima di tutto dovete accertarvi che sia una versione attendibile ai testi originali, preferibilmente Evangelica e non cattolica e neppure dei testimoni della torre di guardia (TDG), perché quelle cattoliche e dei testimoni di Geova sono traduzioni e versioni corrotte, traviate; poi, quando leggete, dovete tenere in considerazione il fatto che di libri apocrifi ce ne possono essere anche diversi altri, ma non sono libri ispirati da Dio, il canone biblico è oramai concluso, e la Bibbia è composta soltanto da sessantasei libri e basta, quindi non si possono aggiungere a piacimento altri libri, perché non sono attendibili e non possono essere utilizzati per spiegare certe verità bibliche da insegnare agli altri.

Premesse tutte quelle cose, che era doveroso specificare, nei libri canonici della Bibbia è insegnato che le preghiere dei vivi non hanno alcuna rilevanza, né influiscono in alcun modo sulla sorte delle anime di persone che sono morte. Dunque, non bisogna pregare le persone che sono morte, e non bisogna neppure pregare Iddio per le persone morte, in quanto al momento della morte il destino eterno di ogni anima è segnato, o viene salvata per cui va in Paradiso di Dio per vivere nella piena pace e gioia del Signore, oppure viene gettato prima all’inferno (in greco Ades) poi viene trasferito nello stagno di fuoco e di zolfo dopo la resurrezione degli ingiusti ed il giudizio finale, dove saranno tormentati giorno e notte per l’eternità (cfr. Apoc. 20:10-15).

Che non è conforme alla volontà di Dio il pregare per i morti, lo dimostrano anche le azioni e le parole de Re Davide che vi riporto di seguito, il dolce cantore e Profeta d’Israele:

«E l’Eterno colpì il bambino che la moglie di Uria avea partorito a Davide, ed esso cadde gravemente ammalato.

Davide quindi fece supplicazioni a Dio per il bambino, e digiunò; poi venne e passò la notte giacendo per terra.

Gli anziani della sua casa insistettero presso di lui perch’egli si levasse da terra; ma egli non volle, e rifiutò di prender cibo con essi.

Or avvenne che il settimo giorno il bambino morì; e i servi di Davide temevano di fargli sapere che il bambino era morto; poiché dicevano: ‘Ecco, quando il bambino era ancora vivo, noi gli abbiam parlato ed egli non ha dato ascolto alle nostre parole; come faremo ora a dirgli che il bambino è morto? Egli andrà a qualche estremo’.

Ma Davide, vedendo che i suoi servi bisbigliavano fra loro, comprese che il bambino era morto; e disse ai suoi servi: ‘È morto il bambino?’ Quelli risposero: ‘È morto’.

Allora Davide si alzò da terra, si lavò, si unse e si mutò le vesti; poi andò nella casa dell’Eterno e vi si prostrò; e tornato a casa sua, chiese che gli portassero da mangiare, e mangiò.

I suoi servi gli dissero: ‘Che cosa fai? Quando il bambino era vivo ancora, tu digiunavi e piangevi; e ora ch’è morto, ti alzi e mangi!’

Egli rispose: ‘Quando il bambino era vivo ancora, digiunavo e piangevo, perché dicevo: – Chi sa che l’Eterno non abbia pietà di me e il bambino non resti in vita? – Ma ora ch’egli è morto, perché digiunerei? Posso io farlo ritornare? Io me ne andrò a lui, ma egli non ritornerà a me!’» (2 Sam. 12:15-23)

Davide pregò per il bambino malato fino a quando non seppe che era morto, dopo cessò di pregare per lui, perché sapeva bene che era tutto inutile, le sue preghiere non potevano più in alcun modo influire sul destino e la fine di quel bambino. Le sue parole lo fanno capire, l’unica cosa, che poteva succedere, dopo la morte del fanciullo, era quella che Davide lo raggiungesse alla sua morte, e basta, lo stato di quel bambino non poteva più essere cambiato, alla sua morte il decreto di Dio è già stato emesso, come pure quello di tutti quanti in tutte le epoche, alla morta di ogni persona o si viene salvati e si va in Paradiso, o si viene gettati all’inferno in attesa del giudizio finale, poi in un secondo momento i perduti verranno gettati nello stagno di fuoco e di zolfo (cfr. Luca 23:39-43, 16:19-31, 23; cfr. Apoc. 20:10-15).

La Chiesa Cattolica mariana, sfruttando la debolezza delle persone che soffrono a motivo della perdita dei loro cari e, per capire il loro dolore e alla debolezza spirituale in cui si trovano, basta pensare a dei genitori che perdono i loro figli in tenera età, come avvenne similmente a Davide, in tal caso avviene che, sfruttando quella sofferenza dei genitori, i preti incoraggiano a pregare per le anime dei morti, come se si fosse in grado di cambiarne le sorti, ma ciò è assolutamente impossibile. Leggi tutto…

La Buona Strada

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No Temas Sino Habla

Entonces él Señor dijo de noche en visión á Pablo: No temas, sino habla, y no calles: Porque yo estoy contigo, y ninguno te podrá hacer mal (Hechos 18:9-10)

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Dottrine della Bibbia

Listen to the sound of the sword

«Stand in the ways and see, and ask for the old paths, where the good way is, and walk in it» (Jeremiah 6:16)

Sana Dottrina

Perché verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d'udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole.(2Timoteo 4:3-4)

He who has ears let him hear

A voice crying in the wilderness