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I peccatori, credenti o non credenti, come possono riconciliarsi con Dio?

17 aprile 2024

I peccatori, credenti o non credenti, come possono riconciliarsi con Dio?

La necessità di riconciliarsi dell’uomo con Dio è avvertita nel suo cuore quando non è a posto con Dio, non si ha comunione con Lui, non si sente quella profonda pace e gioia di cui godono tutti quelli che sono nati di nuovo e si sono riconciliati con Dio.

Riconciliarsi significa rappacificarsi con qualcuno con cui non si è in quel momento in pace e non c’è armonia tra i due, non si è in buoni rapporti, e trattando qui del rapporto tra l’uomo e Dio, specificamente il non essere riconciliati con Dio significa essere in quel momento fuori dalla grazia di Dio, e a motivo del peccato commesso dell’uomo avviene che l’ira di Dio è su di lui.

Ciò che vi ho descritto sopra può riguardare lo stato d’animo di tutti i peccatori in un preciso momento della loro vita, peccatori che si possono distinguere nelle due seguenti categorie:

  1. La prima è quella dei peccatori che non sono ancora stati salvati, perciò camminano e vivono completamente per assecondare i desideri della carne, essendo schiavi del peccato, incapaci di fare qualsiasi opera buona, perché sono morti nei loro falli e nei peccati da sempre, e non hanno ancora conosciuto Iddio (cfr. Efes. 2:1-3).
  2. La seconda categoria di uomini, che devono anch’essi necessariamente riconciliarsi con Dio, sono quelli che un giorno della loro vita hanno creduto con tutto il cuore nel Signore Gesù Cristo, sono nati veramente di nuovo, ma venuta la prova hanno fallito, perché hanno ceduto alla tentazione e alle concupiscenze della carne e sono stati fatti prigionieri dal diavolo e stanno facendo la sua volontà, anziché quella del Signore Gesù che li ha riscattati (cfr. 2Tim. 2:24-26).

Poter distinguere lo stato d’animo di una persona che ha peccato, in base alla categoria in cui è catalogato, è molto utile da sapere, perché così si può rivolgere loro la giusta e corretta esortazione, se sono delle anime perdute, per potersi riconciliare con Dio dobbiamo loro annunziare l’Evangelo ed esortarli a ravvedersi e a credere in Dio; mentre se si tratta di credenti che si trovano in uno stato di peccato, bisogna esortarli a ravvedersi e a confessare il loro peccato a Dio affinché siano riconciliati di nuovo con Dio.

Ora per quanto riguarda le persone che si trovano dentro la prima categoria di quelle che vi ho citato sopra, cioè che sono perduti nei loro falli e nei loro peccati e non sono mai nati di nuovo, questi per trovare pace con Dio ed essere riconciliati con Lui, devono ravvedersi dei loro peccati e devono credere con tutti il cuore che Gesù è il Cristo, il Figliolo di Dio, ed è morto per le remissione dei nostri peccati, è stato sepolto, ed il terzo giorno è risuscitato dai morti per la nostra giustificazione (cfr. Giov. 1:12-13; Giov. 3:3, 5). Quando il peccatore nasce di nuovo, questi si riconcilia con Dio, i suoi peccati sono rimessi e nel suo cuore incomincia a sentire una pace ed una gioia ed una comunione con Dio che non aveva mai sentito prima quando era schiavo del peccato, e si sente profondamente felice nel suo cuore. Vivere nel peccato rende tristi e infelici le persone.

Ecco alcuni passi in cui l’Apostolo Paolo scrive a riguardo della riconciliazione dei peccatori con Dio dopo che vengono salvati:

«ora Iddio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della morte d’esso, per farvi comparire davanti a sé santi e immacolati e irreprensibili» (Col. 1:22)

«E tutto questo vien da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ha dato a noi il ministerio della riconciliazione» (2Cor. 5:18)

Addirittura Paolo definisce la sua opera di evangelizzazione dei peccatori come la messa in opera del ministerio della riconciliazione, perché, infatti, l’opera che fanno coloro che evangelizzano è quella di riconciliare le anime perdute che si ravvedono con il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Gli Apostoli, e tutti i servi del Signore, non solo hanno il dovere di annunziare l’Evangelo della grazia di Gesù Cristo, per far riconciliare per mezzo della fede coloro che non hanno mai conosciuto il Signore e non sono salvati, ma devono anche parlare ed esortare coloro che fanno parte della seconda categoria sopra citata, che sono quei credenti che sono caduti nel peccato e devono ravvedersi di ciò che hanno commesso ed abbandonare il peccato, affinché il Signore li perdoni e mediante l’opera della fede nel suo sangue avvenga che il loro peccato venga purificato e cancellato dalle loro anime, e siano così di bel nuovo riconciliati con Dio, e sentano nuovamente la pace e la gioia nel loro cuore (cfr. 1Giov. 1:9, 2:1-2).

Elifaz di Teman, amico di Giobbe, gli disse queste parole veraci:

«Riconciliati dunque con Dio; avrai pace, e ti sarà resa la prosperità.» (Giobbe 22:21)

Tali parole di esortazione a riconciliarsi con Dio sono corrette e conformi alla volontà di Dio, ma in quel caso, rivolte a Giobbe, erano sbagliate, perché le malattie e disgrazie varie che gli erano capitate non erano dovute al fatto che Giobbe avesse peccato, ma solo perché Iddio lo volle mettere alla prova ed egli era provato molto duramente, ed è per quello che poi alla fine di tutta la faccenda di Giobbe, quando egli fu ristabilito davanti a Dio, l’Eterno riprese Elifaz ed i suoi amici perché non parlarono a Giobbe secondo verità.

Comunque, rimane il fatto che è vero che coloro che peccano, poi si ravvedono e chiedono perdono a Dio, Egli è fedele e giusto da perdonare i peccati, ed il credente peccatore che si riconcilia con Dio ritrova pace e prospererà di nuovo.

Perciò, cari fratelli e sorelle nel Signore, per quanto vi ho esposto in questo mio breve scritto, e per queste parole di Paolo:

«Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie son passate: ecco, son diventate nuove.

E tutto questo vien da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ha dato a noi il ministerio della riconciliazione;

in quanto che Iddio riconciliava con sé il mondo in Cristo non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posta in noi la parola della riconciliazione.

Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: Siate riconciliati con Dio.» (2 Cor. 5:17-20),

vi esorto vivamente a rimanere costantemente riconciliati con Dio, per non perdere la vostra comunione col Signore e sentire sempre dentro di voi la pace e la gioia; ma se avete peccato e dentro di voi non avete pace e gioia, allora sappiate che dovete al più presto abbandonare il vostro peccato, pentirvi di averlo commesso e chiedere perdono a Dio, così il vostro peccato sarà rimesso e voi sarete di nuovo riconciliati con Dio.

Inoltre, diletti e fedeli nel Signore, vi esorto anche ad annunziare l’Evangelo a coloro che non conoscono Iddio, affinché coloro che sono perduti nei loro falli e nei loro peccati giungano a ravvedersi e a credere nell’Evangelo di Gesù Cristo, in modo da essere anche loro riconciliati con Dio, in pace con Dio, e l’ira di Dio si storni da sopra di loro.

Badate dunque a quello che fate, e badate di rimanere sempre nella condizione di essere riconciliati con Dio, fuggendo il male e temendo Iddio. Badate che nessuno vi seduca con vani e manipolatori ragionamenti.

Giuseppe Piredda

 

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