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La Bibbia insegna che i peccati devono essere confessati a Dio, e non ai sacerdoti cattolici

12 aprile 2024

La Bibbia insegna che i peccati devono essere confessati a Dio, e non ai sacerdoti cattolici

Il peccato è qualcosa che, purtroppo, abita nel corpo di tutti gli uomini, dal peccato di Adamo in poi, in tutti i discendenti, e tutti gli uomini essendo deboli nella carne possono cadere nel peccato, di conseguenza nasce la necessità di farsi perdonare da Dio e di ottenere il lavacro dei propri peccati, la remissione dalla propria coscienza.

A riguardo di ciò, i teologi della Chiesa Cattolica Romana si sono inventati la pratica che, i peccati vanno confessati ai sacerdoti, i quali dopo averli ascoltati e valutati, decretano l’assoluzione e li dichiarano rimessi, sulle basi dei loro limitati ragionamenti e conoscenze.

Tuttavia, a riguardo di ciò, quelli che si dichiarano cristiani, devono per forza di cose attenersi anche in quello a ciò che insegna la Bibbia su tale argomento, perché essa è la massima autorità di Dio sulla terra sopra la Chiesa, essa è la Parola di Dio, di conseguenza è superiore a qualsiasi parola d’uomo, è superiore a qualsiasi tradizione dei padri, decreti papali e a qualsiasi parola detta dagli uomini.

Quindi, bisogna sapere cosa insegnano le sacre Scritture a riguardo di un tale soggetto così importante come quello della remissione dei peccati, perciò, la soluzione alla questione si deve cercare tenendo conto di due cose fondamentali, bisogna trovare la risposta a due domande importanti, che di seguito vi espongo:

  1. Secondo la Bibbia chi è che può rimettere i peccati?
  2. Per ottenere la remissione dei peccati, a chi bisogna confessarli?

La Bibbia insegna che la remissione dei peccati si ottiene a seguito del pentimento sincero e di tutto cuore, per mezzo della fede in Gesù Cristo, perché è scritto:

«Di lui attestano tutti i profeti che chiunque crede in lui riceve la remission de’ peccati mediante il suo nome» (Atti 10:43).

Quindi, bisogna avere fede in Dio per ottenere la remissione dei peccati, e bisogna anche pentirsi sinceramente con tutto il cuore; inoltre, una cosa da considerare bene a riguardo della remissione dei peccati, è il fatto che la remissione di essi può essere fatta solo da Dio, e non dagli uomini, è una prerogativa assoluta che Dio riserva a sé stesso e basta, e ciò era così insegnato sia nel vecchio patto che nel nuovo; infatti, anche i Giudei lo sapevano molto bene, e non credendo che Gesù fosse veramente Dio venuto in carne, essi credevano che bestemmiava nel dire che poteva rimettere i peccati, quando il Signore disse queste parole “E Gesù, veduta la loro fede, disse al paralitico: Figliuolo, i tuoi peccati ti sono rimessi. Or alcuni degli scribi eran quivi seduti e così ragionavano in cuor loro: Perché parla costui in questa maniera? Egli bestemmia! Chi può rimettere i peccati, se non un solo, cioè Dio?” (Marco 2:5-7).

Quindi, la risposta corretta alla prima domanda che ci si pone è questa: solo Dio può rimettere i peccati, nessun altro, perché Egli soltanto è in grado di vedere ogni cosa, Egli vede la sincerità del cuore di colui che chiede perdono a Dio e la remissione dei suoi peccati, ed è Dio che opera nel rimuovere e cancellare completamente i peccati dalla coscienza di coloro che hanno peccato. Tale operazione è qualcosa di molto importante da fare, che solo Dio può fare, nessun uomo è in grado di poterlo fare, nessun uomo può sostituire Iddio in tale opera, perché è un’opera soprannaturale, infatti l’intervento di purificazione della coscienza dai peccati è qualcosa di così glorioso e potente che lo può operare solo Dio, per mezzo della fede e per la grazia di Gesù Cristo, il quale, avendo sparso il suo sangue per la purificazione dei peccati, la remissione può essere effettuata, secondo quanto richiede la giustizia di Dio:

«E secondo la legge, quasi ogni cosa è purificata con sangue; e senza spargimento di sangue non c’è remissione.» (Ebrei 9:22)

Una volta che è chiaro quel punto, esaminando ora la seconda domanda, si deve capire che la confessione dei peccati va fatta a colui che può rimettere i peccati, non a delle persone che non sono in grado e non possono rimetterli. Quindi, è chiaro che la confessione dei propri peccati fatta ai preti non è conforme alla volontà di Dio com’è insegnata nella Bibbia, essi non hanno l’autorità e non possono decretare l’assoluzione e l’avvenuta remissione dei peccati.

A proposito della confessione dei peccati, non è scritto da nessuna parte che essa dev’essere fatta ai sacerdoti, soprattutto sotto la grazia, perché la Bibbia dichiara che tutti i cristiani sono sacerdoti, secondo quanto sta scritto:

«Accostandovi a lui, pietra vivente, riprovata bensì dagli uomini ma innanzi a Dio eletta e preziosa, anche voi, come pietre viventi, siete edificati qual casa spirituale, per esser un sacerdozio santo per offrire sacrificî spirituali, accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo.» (1 Pietro 2:4-5)

«e da Gesù Cristo, il fedel testimone, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A lui che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati col suo sangue, e ci ha fatti essere un regno e sacerdoti all’Iddio e Padre suo, a lui siano la gloria e l’imperio nei secoli dei secoli. Amen.» (Apoc. 1:5-6)

«E cantavano un nuovo cantico, dicendo: Tu sei degno di prendere il libro e d’aprirne i suggelli, perché sei stato immolato e hai comprato a Dio, col tuo sangue, gente d’ogni tribù e lingua e popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e de’ sacerdoti; e regneranno sulla terra.» (Apoc. 5:9-10)

Di conseguenza, se sotto la grazia siamo tutti sacerdoti di Dio, non è necessario di confessare i propri peccati ad altri uomini, ma bisogna confessarli direttamente a Dio che è l’unico che può rimetterli e purificarli dalla coscienza dei peccatori.

Era nel Vecchio Patto che il popolo si rivolgeva ai sacerdoti per offrire dei sacrifici ed ottenere la propiziazione per i loro peccati, ma oggi, sotto la grazia, dopo il sacrificio perfetto dell’Agnello di Dio, non c’è più alcun bisogno di offrire altri sacrifici, e pure tutti coloro che hanno fede in Dio diventano sacerdoti, di conseguenza non è più necessaria alcuna intercessione di altri mediatori, in quanto è scritto nella Bibbia:

«Poiché v’è un solo Dio ed anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo» (1 Tim. 2:5)

I teologi della Chiesa Cattolica Romana basano la loro pratica della confessione ritenendo erroneamente che debba essere fatta ad un sacerdote, anzitutto sulla tradizione dei padri, e in secondo luogo citano dei passi della Scrittura, che ora spiegheremo. Uno è questo:

«Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità.» (1 Giov. 1:9)

In quel passaggio viene detto che qualora un credente pecca, ha il dovere di confessare il suo peccato, ma è chiaro che lo deve fare a chi gli può rimettere i peccati, cosa di cui abbiamo argomentato sopra, non si può confessare il peccato a chi non può rimetterlo, non ha senso, e non è neppure detto espressamente che bisogna confessarsi ai sacerdoti. Poi, come già detto, sotto la grazia tutti i credenti sono sacerdoti dell’Iddio vivente e vero, di conseguenza tutte le pretese dei cattolici di indirizzare gli uomini a confessarsi dal sacerdote non trova assolutamente sostegno nel passo citato, che dice solamente che dopo aver peccato è necessario confessare i propri peccati, che la somma della Parola insegna che devono essere confessati a Dio.

Oltre a ciò, i cattolici citano anche questi altri passi per poter ordinare ai propri seguaci di confessare i propri peccati ai sacerdoti:

«Confessate dunque i falli gli uni agli altri, e pregate gli uni per gli altri onde siate guariti; molto può la supplicazione del giusto, fatta con efficacia.» (Giac. 5:16)

«A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi li riterrete, saranno ritenuti.» (Giov. 20:23)

Nel passo di Giacomo, la prima cosa che ci viene all’occhio nel leggere quelle parole è la reciprocità nella confessione dei peccati, infatti dice di confessare i peccati “gli uni agli altri” nella Chiesa, e non dice che tutti devono confessare i peccati ai sacerdoti. Ma tale frase continua, ed è collegata con il resto, e dice anche di pregare gli uni per gli altri; perché se uno è malato, per essere certi che non ci siano ostacoli alla preghiera che deve portare alla guarigione, si deve partire dal fatto che bisogna riconoscere di aver peccato, perché se la malattia è una conseguenza del peccato, se prima non lo si riconosce e non ci si pente e non lo si abbandona, non si potrà mai ricevere la guarigione da Dio. Ecco, quindi, che Giacomo vuole far intendere questo, se qualcuno è malato ed ha peccato contro qualcuno, per essere guariti, bisogna prima di tutto confessare i propri peccati a colui contro il quale il peccato è stato commesso, altrimenti non potrà mai ricevere l’esaudimento della preghiera, essa sarà impedita (cfr. 1Pietro 3:7).

Anche il passo sopra riportato del Vangelo di Giovanni deve essere letto con le stesse conclusioni, perché coloro che avrebbero peccato contro gli Apostoli, se poi non gli avessero chiesto perdono e non gli avessero rimesso i peccati commessi contro di loro, quei peccati sarebbero rimasti addosso a chi li ha commessi. Su tale concetto, tuttavia, è bene ricordare anche questi altri insegnamenti dati da Gesù a tutti i suoi discepoli:

«e rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori;» (Mat. 6:12)

«Allora Pietro, accostatosi, gli disse: Signore, quante volte, peccando il mio fratello contro di me, gli perdonerò io? fino a sette volte? E Gesù a lui: Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.» (Mat. 18:21-22)

Quindi, la Parola insegna che, qualora qualcuno pecca contro il prossimo, deve assolutamente pentirsi e chiedere perdono a colui contro cui ha peccato, e quest’ultimo è obbligato a perdonare, non è una cosa che può scegliere di concedere oppure no, deve perdonare e basta, qualsiasi cosa gli ha fatto e tutte le volte che è stato fatto, se chiede perdono, va perdonato, perché se uno non perdona agli uomini i falli che gli hanno fatto a lui, così pure il Signore Iddio non lo perdonerà dei suoi peccati.

Quindi, c’è da distinguere bene contro chi uno ha peccato, se contro Dio e non contro un uomo, allora deve confessare il proprio peccato solo a Dio ed Egli provvederà a lavare la sua coscienza da tutti i suoi peccati; se uno pecca contro il fratello, allora la prima cosa che deve fare è quella di chiedere perdono al fratello a cui ha fatto torto, prima deve riconciliarsi col suo fratello, mostrando così di non avere nel proprio cuore nessun rancore, odio o risentimento di nessun tipo, oltre al fatto che facendo in tal modo manifesta i frutti degni di ravvedimento; dopo aver fatto ciò deve confessare il proprio peccato a Dio ed Egli lo perdona e lo purifica da ogni peccato.

Cari fratelli, e voi cattolici romani, ragionate attentamente su tutte le cose che vi ho esposto brevemente in questo scritto, considerate bene a che può mai giovare il confessare i propri peccati ad un sacerdote? Può egli procedere veramente nell’assolvere senza conoscere realmente se il cuore è pentito, se ha veramente già chiesto perdono a colui a cui ha fatto del male? Se nella Scrittura l’autorità di perdonare e rimettere i peccati è qualcosa che appartiene solo a Dio, se qualcuno gliela toglie sta di certo commettendo un grave sacrilegio, di conseguenza non è una cosa questa da fare alla leggera, bisogna stare attenti e fare ogni cosa secondo la volontà di Dio.

Dico a tutti, badate dunque a come intendete ciò che viene insegnato nella Bibbia, e badate che nessuno vi seduca con vani e manipolatori ragionamenti.

Giuseppe Piredda

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