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Chi sono i “chiamati” a cui si riferisce Gesù?

18 agosto 2020

Chi sono i “chiamati” a cui si riferisce Gesù?

A conclusione della parabola delle nozze, in cui ha detto che il Re mandò i suoi servitori a CHIAMARE gl’invitati alle nozze del suo Figliolo, tra l’altro, dice:

«Poiché molti son chiamati, ma pochi eletti.» (Matteo 22:14)

Sono ancora tanti quelli che non hanno capito il senso delle parole “chiamati” ed “eletti”, e non avendole comprese si espongono, purtroppo, a dover accettare forzatamente diverse teorie che non corrispondono al vero. I seduttori di menti sfruttano l’ignoranza degli ascoltatori, perché le persone ignoranti non sono in grado di dare il giusto significato alle parole e quindi non possono contrastare le menzogne che vengono loro propinate.

Quindi, cari nel Signore, è molto importante conoscere le sacre Scritture e dare il giusto significato alle parole scritte in esse, per potersi proteggere dai cianciatori e seduttori di menti, che sono veramente tanti nel mondo e in mezzo alle Chiese dell’Iddio vivente e vero.

I servitori del Re hanno CHIAMATO gl’invitati alle nozze, e sono stati chiamati SIA QUELLI che hanno rifiutato l’invito, sia quelli che l’invito l’hanno accettato ed hanno partecipato alle nozze. Le nozze si riferiscono alle nozze di Gesù Cristo con la Sposa che è la Chiesa dell’Iddio vivente e vero.

Voglio farvi notare che sono stati CHIAMATI sia quelli che hanno accettato l’invito sia quelli che hanno rifiutato. Pertanto, comprendiamo che i “chiamati” sono coloro che, mediante l’evangelizzazione, vengono ‘chiamati a ravvedersi e a credere nell’Evangelo’ per essere salvati e partecipare così alle nozze dell’Agnello, e sono veramente tanti, tantissimi quelli che vengono evangelizzati ogni giorno, ogni anno, in ogni epoca.

Gli eletti sono quelli che vengono chiamati a partecipare alle nozze dell’Agnello, i quali Iddio ha eletto a salvezza, i cui nomi sono scritti nel libro della vita fin da prima della fondazione del mondo, e viene il momento in cui accettano il messaggio dell’Evangelo, nascono di nuovo e vengono da Dio salvati i cui peccati vengono purificati per mezzo della fede in Cristo Gesù. Quindi, gli eletti prima erano perduti come tutti gli uomini, poi vengono chiamati e Iddio li rigenera spiritualmente salvandoli. In loro la chiamata a ravvedimento porta frutto, a differenza di quelli chiamati che non sono scritti nel libro della vita.

I chiamati, dunque, includono sia i credenti che quelli che non crederanno mai, mentre gli eletti sono solo quelli che sono stati chiamati e che credono per essere salvati.

Chiarita la distinzione tra i chiamati e gli eletti, si deve anche capire che coloro che perderanno la salvezza, i quali credono per un tempo oppure non si santificano e si sviano dalla verità, non possono essere tra quelli che non hanno risposto positivamente alla chiamata e non sono andati mai entrati nella sala delle nozze, e non possono perciò essere fatti uscire dalla sala delle nozze, perché non vi sono mai entrati. Leggiamo a questo proposito dalla parabola delle nozze:

«Or il re, entrato per vedere quelli che erano a tavola, notò quivi un uomo che non vestiva l’abito di nozze. E gli disse: Amico, come sei entrato qua senza aver un abito da nozze? E colui ebbe la bocca chiusa. Allora il re disse ai servitori: Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Ivi sarà il pianto e lo stridor de’ denti.» (Matteo 22:11-13)

Quindi, tra gli eletti che hanno creduto alla chiamata a ravvedimento, vi sono di quelli che per qualche motivo si tirano indietro, credono per un tempo, non si santificano, vengono meno quanto alla fede, e questi vengono gettati fuori (da notare quindi che prima erano dentro), e poi andranno a finire all’inferno.

La vera difficoltà per capire quel passo dei chiamati e degli eletti deriva dal fatto che ci sono dei gruppi religiosi che si rifiutano di credere che i credenti possano perdere la salvezza, essendo eletti, per costoro non possono perdere la salvezza perché se Dio li ha eletti non può poi rimuovere l’elezione. A questa obiezione, si può rispondere in diversi modi, io qui scelgo di farlo con due ordini di ragionamento, il primo è il fatto che Dio ha deciso quali nomi scrivere nel libro della vita, e sempre Dio può anche decretare quali nomi debbano essere cancellati, e tutto rientra nella sua sovranità, non c’è niente nella Parola di Dio che possa escluderlo (cfr Apocalisse 3:5; 13:8); il secondo è l’esempio di Giuda Iscariot, il quale prima ha creduto, poi è stato scelto apostolo, ha servito il Signore Gesù compiendo anche lui alla pari degli altri miracoli ed anche le evangelizzazioni, poi ad un certo punto è perito (cfr Giovanni 17:12) affinché la Scrittura si adempisse, quindi tutto è avvenuto secondo la volontà di Dio.

Per taluni il credere nella possibilità di perdere la salvezza li destabilizza e non li fa stare tranquilli, ma è proprio quello l’effetto che tale dottrina deve portare nel cuore dei credenti deboli che hanno poca fede, infatti costoro vivono una vita senza santificarsi, senza compiere le opere che Dio richiede loro che compiano, ma pretendono alla fine, vivendo come piace a loro nei piaceri della vita e nel peccato, di essere salvati lo stesso, cosa che il Re nella sala delle nozze dimostra che non sia possibile, perché bisogna avere un certo abito durante le nozze (cfr Matteo 22:11-13), pulito, bianco, ma chi vive nel peccato non può assolutamente avere gli abiti bianchi e puri.

Lo so che la verità della Parola di Dio che ammette la possibilità di perdere la salvezza non piace tanto, ma essa deve esserci per spingere i santi che hanno creduto a santificarsi e a perseverare nella fede e nelle buone opere sino alla fine. Nessuno lo farebbe se non ci fosse la paura di perdere la salvezza, quindi è una verità importante e salutare per i santi, uno stimolo come lo è l’inferno anche per gli increduli, i quali comprendendo che finiranno all’inferno si agitano ed provano paura, e non amano per questo sentir parlare di Gesù Cristo, proprio come accadde al governatore Felice (cfr Atti 24:25).

Termino il mio discorso con le parole d’incoraggiamento dello scrittore agli Ebrei per tutti i santi che hanno creduto nell’Evangelo, che hanno accettato la chiamata a ravvedimento ed ora sono in attesa di entrare nella sala delle nozze:

«Ma noi non siamo di quelli che si traggono indietro a loro perdizione, ma di quelli che hanno fede per salvar l’anima.» (Ebrei 10:39).

Dunque, cari nel Signore, applicatevi in ogni modo possibile a tenere viva la vostra fede, badando a santificarvi e a perseverare nel contempo anche nelle buone opere, così facendo voi non sarete rigettati dalla presenza del Signore Gesù Cristo al suo ritorno. Ma dovete anche sapere che, se voi vivete una vita come fa il mondo dei perduti, voi farete la loro stessa fine, nelle tenebre di fuori dove c’è il pianto e lo stridor dei denti.

Nessuno vi seduca con vani ragionamenti.

Giuseppe Piredda

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  1. Giovan battista permalink
    19 agosto 2020 12:29

    Dio ti benedica e ti dia forza nel nome di Gesù grazie Dio per questi fratelli proteggili come pupilla degli occhi tuoi loro sono veri servi tuoi i cristiani d’Italia falli perseverare loro sono eletti e fa che siano un buon terreno che frutta

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